Giorgia Meloni su flat tax, pensioni, caro bollette e reddito di cittadinanza: le riforme annunciate

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel suo discorso per la fiducia ha annunciato la nascita di un "nuovo patto fiscale"

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La neopremier Giorgia Meloni e la sua squadra di ministri durante il discorso per la fiducia alla Camera (foto ANSA)

di Simone Cadoni

Riduzione delle tasse, tregua fiscale e lotta all’evasione: sono questi i “tre pilastri” da cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni intende partire per dar vita a un “nuovo patto fiscale”. Durante il suo discorso per la fiducia alla Camera la neopremier è stata chiara e ha elencato punto per punto quelle che dovrebbero essere le prime azioni in materia di fisco ed economia interna del nuovo Governo, chiamato a compiere una vera e propria “rivoluzione copernicana”.

Tra quoziente familiare e flat tax

Meloni davanti ai deputati in Aula a Montecitorio ha messo in primo piano il tema della pressione fiscale sulle imprese e sulle famiglie. L’obiettivo dell’Esecutivo è arrivare a una sua riduzione attraverso “una riforma all’insegna dell’equità”.

Tra i provvedimenti da attuare, la premier ha citato la progressiva introduzione del quoziente familiare (che tiene conto della numerosità del nucleo nella tassazione del reddito), ma non solo. L’idea è anche quella di estendere per le partite Iva la tassa piatta, alias flat tax, dagli attuali 65mila euro a 100mila euro di fatturato.

“Accanto a questa – ha aggiunto Meloni – partire per una tassa piatta sull’incremento di reddito rispetto al massimo raggiunto nel triennio precedente: una misura virtuosa, con limitato impatto per le casse dello Stato e che può essere un forte incentivo alla crescita”.

Una tregua fiscale contro la crisi

La presidente del Consiglio ha ricordato la complicata situazione che sta vivendo l’Italia, messa in ginocchio dopo la crisi pandemica degli effetti della guerra in Ucraina.

Evidenziando che a causa dei costi insostenibili molte imprese “potrebbero essere costrette a chiudere e a licenziare i propri lavoratori” e che “milioni di famiglie già oggi non sono più in grado di fare fronte al rincaro delle bollette“, ha chiarito l’importanza di “mantenere e rafforzare” le misure a loro supporto.

Da qui il “secondo pilastro”, quello di una tregua fiscale per non pesare ulteriormente sui cittadini e sulle imprese in debito con il fisco e in difficoltà nella regolarizzazione della propria posizione.

La lotta all’evasione

Il terzo punto su cui costruire il “nuovo patto fiscale” ruota attorno alla “serrata lotta all’evasione“. Secondo Meloni deve partire “da evasori totali, grandi imprese e grandi frodi sull’Iva”. Ma non deve essere riferita al gettito.

Per questo la volontà del Governo è quella di “partire da una modifica dei criteri di valutazione dei risultati dell’Agenzia delle Entrate”, da ancorare “agli importi effettivamente incassati e non alle semplici contestazioni, come incredibilmente avvenuto finora”.

Verso un nuovo sistema pensionistico

Nel suo lungo discorso per la fiducia alla Camera, la neopremier ha parlato anche del delicato tema delle pensioni. “Le tutele adeguate vanno riconosciute anche a chi dopo una vita di lavoro va in pensione o vorrebbe andarci”, ha ribadito ai deputati.

L’obiettivo dell’Esecutivo è quello di facilitare la flessibilità in uscita con meccanismi compatibili con la tenuta del sistema previdenziale, “partendo, nel poco tempo a disposizione per la prossima legge di Bilancio, dal rinnovo delle misure in scadenza a fine anno”.

A detta di Giorgia Meloni “la priorità per il futuro sarà un sistema pensionistico che garantisca anche le giovani generazioni e chi percepirà l’assegno solo in base al regime contributivo“.

Il rischio, ha precisato, è dato dalla “bomba sociale che continuiamo a ignorare ma che investirà in futuro milioni di attuali lavoratori, che si ritroveranno con assegni addirittura molto più bassi di quelli già inadeguati che vengono percepiti oggi”.

Reddito di cittadinanza da cambiare

A proposito delle misure di sostegno in favore della fascia di popolazione abbiente, la presidente del Consiglio ha sottolineato che pur essendoci una “povertà dilagante che non possiamo ignorare” il reddito di cittadinanza deve essere cambiato. Una posizione già emersa durante la campagna elettorale.

“Vogliamo mantenere e, laddove possibile migliorare, il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in condizioni di lavorare“, ha affermato Meloni. “Penso ai pensionati in difficoltà – ha precisato -, agli invalidi a cui va aumentato in ogni modo il grado di tutela, e anche a chi privo di reddito ha figli minori di cui farsi carico”.

A tutti loro, ha rassicurato, “non sarà negato il doveroso aiuto dello Stato”. Discorso diverso invece “per chi è in grado di lavorare”. In quel caso “la soluzione non può essere il reddito di cittadinanza, ma il lavoro, la formazione e l’accompagnamento al lavoro, anche sfruttando appieno le risorse e le possibilità messe a disposizione dal Fondo sociale europeo”.

Secondo la neopremier la misura di sostegno contro la povertà varata dal Governo Conte, per come è stata pensata e realizzata, “ha rappresentato una sconfitta per chi era in grado di fare la sua parte per l’Italia, oltre che per se stesso e per la sua famiglia”.

 

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