Una beffa: è questo quello che stanno vivendo le persone con disabilità. Nel luglio 2020 era stato raggiunto un obiettivo importante: l’adeguamento della pensione di invalidità.

Si tratta del cosiddetto “adeguamento al milione”, con cui a seguito della Sentenza 152/20 della Corte Costituzionale c’era stato un aumento variabile degli emolumenti percepiti da invalidi civili totali, ciechi civili assoluti e sordi. Quell’aumento, però, concorre al calcolo dell’Isee e riverbera i suoi effetti sull’erogazione del reddito di cittadinanza.

Se nel 2021 l’impatto sull’Isee era stato più contenuto perché l’aumento della pensione riguardava solo la seconda metà dell’anno, con il 2022 e con i nuovi Isee calcolati sull’intero anno 2021, gli effetti hanno iniziato ad essere importanti. «Si sono moltiplicate le segnalazioni arrivate Fish da parte di molte famiglie con persone con disabilità all’interno del loro nucleo familiare che hanno notevoli problemi finanziari e che risultano avere diritto sia alla pensione di invalidità che al Reddito di Cittadinanza, a seguito all’avvenuta decurtazione da parte dell’Inps delle somme da esse percepite ed in altri, all’azzeramento totale, del Reddito di Cittadinanza», spiega Vincenzo Falabella, presidente della Fish.

La Federazione nelle settimane scorse aveva promosso una proposta di emendamento al Decreto sostegni ter, che non ha avuto parere favorevole del Mef. Ora quindi la FISH si appella al Governo per un intervento normativo urgente che modifichi i parametri per la concessione del reddito di cittadinanza alla luce dell’aumento delle pensioni di invalidità e rimuova gli effetti dell’incremento cd “al milione” delle pensioni di invalidità sul reddito di cittadinanza.

«La norma relativa al Reddito di Cittadinanza e pensione di invalidità sono cumulabili e l’una non esclude l’altra, ciò che può variare è l’importo del reddito di cittadinanza con riferimento alla situazione familiare indicata dall’Isee. La Legge 89 del 2016 ha escluso con chiarezza dal conteggio dell’Isee tutti i trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari percepiti da amministrazioni pubbliche in ragione della condizione di disabilità ma dopo l’adeguamento del 2020, la parte di pensione di invalidità eccedente a quella storica – non avendo al momento natura prettamente assistenziale – viene considerata nell’Isee. Una situazione che paradossale e inaccettabile».

Stiamo parlando, lo ricordiamo, di una integrazione per gli invalidi civili di età superiore ai 18 anni e con reddito inferiore a euro 8.469,63 se non coniugati e inferiore a euro 14.447,42 se coniugati) che ha portato la pensione di invalidità civile da 289 euro a 651,51 euro. «La situazione in cui versano le famiglie delle persone con disabilità non appare in alcun modo più sostenibile, considerando le ingiustificate decurtazioni ed in alcuni casi gli azzeramenti, operati dall’Inps nella percezione del reddito di cittadinanza», denuncia Falabella.

L’appello al Governo, che tutti possono firmare su Change.org, è duplice: che il Governo intervenga normativamente ed in maniera urgente per rimuovere gli effetti del calcolo della maggiorazione delle pensioni di invalidità sul reddito di cittadinanza e che sia valutata una ulteriore modifica normativa che escluda tutti i trattamenti esenti di natura assistenziale (attualmente inclusi) dalla determinazione del reddito familiare, ivi compresi quelli collegati alla condizione di disabilità.

 

 

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