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Reddito di cittadinanza, la ministra Stefani promette emendamento per salvare dai tagli i titolari di pensioni di invalidità

Da gennaio l’Inps ha iniziato a conteggiare negli introiti delle famiglie anche le maggiorazioni delle pensioni riconosciute a invalidi civili totali, ciechi civili assoluti, sordomuti e inabili al lavoro. L’istituto ha spiegato di aver applicato alla lettera, con il parere favorevole del ministero del Lavoro, il “decretone” del 2019 (governo Conte 1) che ha istituito il reddito

La ministra della Disabilità Erika Stefani presenterà un emendamento ad hoc per “salvare” dal taglio del reddito di cittadinanza i titolari di pensioni di invalidità aumentate per effetto di una sentenza della Consulta. La promessa è arrivata dopo che Ilfattoquotidiano ha raccontato come da gennaio l’Inps, con il parere favorevole del ministero del Lavoro e del Welfare, abbia iniziato a conteggiare negli introiti delle famiglie anche le maggiorazioni di assegni sociali e pensioni riconosciute a invalidi civili totali, ciechi civili assoluti, sordomuti ed inabili al lavoro. Nessun commento dal dicastero di Andrea Orlando, il cui ufficio comunicazione non ha mai risposto alle mail e telefonate del fatto.it. Nei giorni scorsi il senatore Riccardo Nencini (Psi) ha comunque presentato un’interrogazione parlamentare per chiedere se il ministro dem non ritenga “doveroso prevedere un intervento normativo” per correggere la rotta, evitando che siano di fatto annullati gli aumenti riconosciuti dallo Stato dopo che la Consulta ha sancito l’incostituzionalità dei precedenti assegni da 285 euro al mese.

Nel silenzio del titolare del Lavoro, che durante l’audizione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza non ha citato l’argomento, le associazioni che si occupano dei diritti delle persone con disabilità – dalla Fand alla Fish – hanno fatto appello alla ministra leghista, che fa sapere di voler correre ai ripari con un emendamento correttivo. Il pasticcio, va ricordato, non nasce da nuovi interventi normativi ma solo dall’applicazione letterale del “decretone” del 2019 (governo Conte 1) istitutivo di reddito e quota 100. Per avere diritto al rdc occorre che il nucleo familiare abbia un Isee inferiore a 9.360 euro, patrimonio immobiliare sotto i 30.000 euro e mobiliare non sopra i 6mila e infine reddito inferiore a 6.000 euro annui, moltiplicati per la scala di equivalenza che tiene conto del numero di componenti. Il reddito, specifica la legge, include “il valore annuo dei trattamenti assistenziali in corso di godimento da parte dei componenti”. Finora l’istituto aggiornava solo i dati su assegno di maternità, assegno per il nucleo familiare e pensione ed assegno sociale. Da gennaio ha iniziato appunto a prendere in considerazione anche le maggiorazioni delle pensioni di invalidità, che nel 2020 sono state “incrementate al milione” (di vecchie lire) portandole fino a 651,51 euro per 13 mensilità.

Risultato: molti invalidi a fine mese si sono visti decurtare notevolmente – di circa 400 euro – o addirittura azzerare, per aver superato il tetto massimo di reddito, la ricarica sulla card gialla. Ilfattoquotidiano.it ha ricevuto diverse segnalazioni da lettori che raccontano di essere in estrema difficoltà. “Il mio frigo è vuoto, non posso fare la spesa. 297 euro per vivere erano pochi e la Corte di portare più in alto la pensione, ora tolgono i soldi del reddito di cittadinanza per una somma maggiore di quell’aumento”, scrive Emilia (non è il suo vero nome). I tagli riguardano anche i titolari di assegno sociale che hanno ricevuto aumenti.

 

 

REDAZIONE
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Mario Parisella, classe 1959, è molto orgoglioso di essere sordomuto e non semplicemente sordo, che ha realizzato in proprio fino ad oggi ed in forma del tutto volontaria
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