Il 2021 è stato un anno particolarmente difficile, in particolare per le persone con disabilità e le loro famiglie che spesso si sono trovate sole ad affrontare situazioni assai gravi. Un cambio di passo è urgente, lo segnalano tutte le associazioni attive sui territori.
di Renato La Cara
Per il prossimo futuro sono diverse le novità per donne e uomini con disabilità contenute nella Legge di Bilancio 2022, Legge 30 dicembre 2021, n. 234 recante «Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024» , pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 310 del 31 dicembre 2021. Diciamo subito che ci sono aspetti positivi ma ancora troppo pochi nuovi investimenti necessari per sostenere in maniera adeguata i quasi 4 milioni di persone con disabilità che oggi vivono in Italia.
Il Pnrr (con risorse miliardarie provenienti dall’Europa, l’Italia risulta peraltro il principale Paese beneficiario dell’Ue) doveva essere lo strumento principe per cambiare in meglio, finalmente aggiungo, lo stato di cose attuale per la qualità di vita di soggetti fragili e/o non autosufficienti. Secondo quanto riferisce a InVisibili il Ministero per le Disabilità «nel Pnrr 6 miliardi di euro complessivi verranno indirizzati nei prossimi anni, a vario titolo e su diversi voci di spesa, per sostenere anche le persone con disabilità, dimostrando una attenzione particolare per queste persone». Risorse da inviare ai vari Ministeri, ancora tutte da far arrivare sui territori e che poi dovranno essere in grado di investire efficacemente per un reale benessere delle persone con disabilità.
Moltissime associazioni rimangono scettiche e affermano che probabilmente sarebbe stato molto meglio potenziare subito ad almeno 2 miliardi di euro all’anno direttamente il Fondo per la non autosufficienza (Fna) che invece è stato tagliato nel corso degli anni (Fna 2019: 573 milioni di euro, Fna 2020: 571 milioni di euro, Fna 2021: 568 milioni di euro + 90 milioni con il Decreto Rilancio). Purtroppo però, come sottolinea anche un esperto in materia contattato da InVisibili come Carlo Giacobini (direttore generale agenzia Iura) non sono previsti ingenti nuovi investimenti ad hoc degni di questo nome per una sorta di «New Deal per la disabilità», tanto invocato dal mondo dell’associazionismo e dalle famiglie ma colpevolmente mai realizzato finora dalla politica tutta.
Per esempio manca ancora la tanto attesa legge sui Caregiver (familiari soprattutto) e non ci sono i soldi necessari per finanziare efficacemente i progetti di Vita indipendente, l’assistenza domiciliare e psicologica, l’inclusione lavorativa e il Dopo di Noi. Su quest’ultimo tema, secondo quanto appreso da InVisibili, presso il Ministero per le Disabilità è attivo un Tavolo tecnico specifico per la Legge sul Dopo di Noi e ad oggi sono pervenute proposte per benefici di natura fiscale e facilitazione di natura giuridica che saranno sottoposte al parlamento. La legge n.328 del 2000 e la legge n.112 del 2016 hanno l’obiettivo di prevedere una programmazione globale degli interventi ed un progetto costruito intorno alla persona come un abito su misura che tenga conto dei suoi desiderata e delle abitudini di vita della persona e del suo contesto familiare e sociale. Purtroppo, lo ribadiamo, cosi come gli altri temi legati alle disabilità, mancano ancora le risorse necessarie.
Sul capitolo del riconoscimento della figura del caregiver nel nostro ordinamento sono state avviate interlocuzioni tra il ministro per le Disabilità Erika Stefani con il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Andrea Orlando, insieme con i rispettivi uffici tecnici. Lo studio delle varie ipotesi sul tavolo, ci riportano fonti del dicastero della Stefani, ha lo scopo di individuare la platea, quantificare la misura e, conseguentemente, poter reperire le risorse economico-finanziarie necessarie. Sono anni che le famiglie aspettano, finora nulla è stato realizzato di concreto. Ci auguriamo che si faccia in fretta, sempre che il governo in carica guidato dal premier Mario Draghi non cada in vista dell’elezione del prossimo presidente della Repubblica nel post Sergio Mattarella.
Dicevamo che l’anno scorso è stato un anno molto pesante. Sulle misure a favore delle persone con disabilità realizzate nel 2021 l’attenzione maggiore è stata rivolta, come era auspicabile, alla questione della pandemia di Covid 19. Sicuramente si poteva gestire e fare meglio, qualcosa è stato fatto come almeno la priorità vaccinale per i cosiddetti soggetti fragili e i loro familiari e assistenti personali. Sono state inserite infatti tra le categorie dei soggetti più vulnerabili ai quali garantire priorità nella vaccinazione le persone con disabilità, con connotazione di gravità ai sensi dell’art. 3, comma 3, della legge 104/1992 e i loro familiari e caregiver. Per la prima volta è stato riconosciuto anche agli assistenti e agli accompagnatori dei pazienti con disabilità la possibilità di prestare loro sostegno in pronto soccorso e nei reparti delle strutture ospedaliere (Dpcm 2 Marzo 2021, art. 11, comma 5), visto che si erano verificati diversi episodi che lo richiedevano.
La scuola è un altro maxi tema che ha toccato in particolare gli alunni con disabilità che sono stati spesso abbandonati o non seguiti come si sarebbe dovuto fare, anche se il Dpcm del 2 marzo 2021 ha stabilito che potevano frequentare in presenza la scuola anche in zona rossa e soprattutto non da soli ma con una parte della classe, in modo da garantire interazione con i compagni (tale possibilità è stata chiarita con una nota del Ministero dell’Istruzione sentito l’ufficio del Ministero per le disabilità). Inoltre grazie alle sollecitazioni delle associazioni rivolte al ministro Stefani che ha contattato la struttura commissariale del generale Figliuolo, sono state validate e distribuite le mascherine trasparenti nelle scuole dove sono presenti persone con disabilità uditiva.
Insieme con l’assistenza domiciliare e psicologica, il tema dell’inclusione lavorativa è quello con riscontri peggiori dato che registra un nulla di fatto con il Pnrr, come denunciano vari enti di riferimento come ad esempio l’Agenzia nazionale disabilità e lavoro (Andel). «Si doveva fare molto di più per dare maggiori opportunità di occupazione ai tantissimi uomini e donne disabili disoccupati. Gli uffici di collocamento mirato fanno acqua da tutte le parti e difatti le percentuali dei lavoratori disabili in Italia sono bassissime» dice a InVisibili Marino Bottà, direttore generale di Andel. Con l’ultimo decreto legge (dl n. 105 del 2021), che ha prorogato lo stato di emergenza legato alla pandemia, sono state prorogate le tutele per i lavoratori fragili e con disabilità. I lavoratori fragili dei settori pubblici e privati potranno quindi svolgere di norma la prestazione lavorativa in modalità agile, anche attraverso la destinazione a diversa mansione, chiaramente compresa nella stessa categoria o area di inquadramento, o con lo svolgimento di attività di formazione professionale anche da remoto. Una misura che ha richiesto un investimento da parte del governo di circa 17 milioni di euro e che risponde alle numerose sollecitazioni delle stesse persone con disabilità.