Una novità concreta riguarda invece la possibilità di cumulare finalmente l’assegno pensionistico con l’attività lavorativa per i lavoratori parziali. Scopri di più continuando a leggere
di LORENA BARBALINARDO
“Secondo i dati ISTAT, le persone con disabilità in Italia sono più di tre milioni. Ma ogni disabilità è diversa e ha bisogno di un sostegno specifico, soprattutto ogni persona è diversa e ha il diritto di seguire le proprie aspirazioni. La tutela e la promozione dei diritti delle persone con disabilità è una priorità assoluta per il Governo. La decisione di istituire un Ministero dedicato riconosce le specificità e l’urgenza di questo tema e permette alle amministrazioni e alle associazioni di avere un punto di riferimento istituzionale.”
Durante la Conferenza Nazionale sulla Disabilità tenutasi lo scorso 13 dicembre, il premier Mario Draghi ha ribadito quanto i disabili rappresentino una priorità assoluta nell’azione di governo. Specialmente in un periodo come questo che stiamo vivendo, in cui la pandemia ha reso difficile l’attuazione delle politiche di inclusione.
Il Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza PNRR prevede una serie di emendamenti volti all’inclusione sociale e lavorativa dei disabili. Sarebbero numerose le istanze – in attesa di approvazione – presentate in Parlamento con l’obiettivo di incrementare le risorse per i disabili, secondo quanto ha dichiarato il Ministro per le disabilità Erika Stefani in un intervista con LaStampa.
Sempre la Ministra sostiene che dei 600 milioni di fondi dedicati ai disabili con la Legge di Bilancio 2022, una parte è destinata all’aumento delle pensioni di invalidità nel range 74 – 99%.
Un quadro promettente che fa sicuramente ben sperare. Al momento però, le misure concrete prevedono per ora soltanto un aumento minimo delle pensioni di invalidità nel 2022, che si registra sulla base dei nuovi dati relativi al costo della vita e all’inflazione. Si tratta dunque di una rivalutazione che si effettua ogni anno.
Come si evince dai dati ISTAT, la variazione percentuale dei prezzi nell’arco dell’ultimo anno è pari all’ 1,7%. Ed è proprio questa la percentuale di aumento degli importi pensionistici per il 2022.
Vediamo quali sono in dettaglio i nuovi importi, chi riguardano, quali requisiti richiedono e altre novità. Infine, con la pensione di invalidità si ha diritto a tredicesima e quattordicesima? E va inserita o no sul modello 730?
Pensioni di invalidità, aumenteranno nel 2022?
Secondo la consueta rivalutazione annuale, gli importi pensionistici registreranno un aumento proporzionale all’incremento dell’indice medio dei prezzi avuto nell’arco dell’ultimo anno. L’INPS dichiara che le pensioni di invalidità civile registreranno un aumento dell’1,7% per gli invalidi parziali e totali a partire da gennaio.
Fermo restando che l’Istituto previdenziale non ha ancora comunicato gli importi ufficiali (lo farà a gennaio), secondo le stime questa variazione percentuale determinerà, come si può immaginare un aumento irrisorio delle pensioni, che in molti casi equivale a un importo inferiore ai 10 euro.
Sempre secondo le stime per ora, come si legge su Money.it, l’importo delle pensioni di invalidità dovrebbe ammontare sui 291,95 euro, contro l’attuale 286,81 euro. Stesso importo per invalidi parziali dal 74 al 99% e per gli invalidi al 100%.
Sempre intorno alla stessa cifra, ammonterebbe anche la pensione per i sordomuti, alla quale va sommata l’indennità di comunicazione, un beneficio economico che si può richiedere per sordità congenita o acquisita, indipendentemente da età o reddito.
Sui 292 euro circa si aggira l’importo mensile destinato ai ciechi parziali, mentre per i ciechi totali potrebbe essere pari a 315,44 euro circa. La pensione di invalidità destinata ai lavoratori con talassemia major o drepanocitosi potrebbe salire fino a 523,82 euro mensili.
Le variazioni non riguardano solo le pensioni ma anche l’assegno sociale e le indennità di accompagnamento. I nuovi importi si aggirerebbero sui 468 euro per l’assegno sociale e sui 529 euro per l’accompagnamento, e fino a 954 per l’indennità di accompagnamento per ciechi totali.
Come richiedere la pensione di invalidità
Quali sono i requisiti necessari per ricevere la pensione di invalidità?
Per percepire le pensioni di invalidità si deve avere:
- un’età compresa tra i 18 e i 67 anni;
- il riconoscimento dell’inabilità lavorativa parziale o totale tra il 74 e il 100%;
- un limite di reddito stabilito annualmente dal legislatore, che nel 2021 è pari a 4.391 euro per gli invalidi parziali tra il 74 e il 99% e a 16.982,49 euro per i casi di invalidità totale. Nel 2022 probabilmente salirà di poco.
- la cittadinanza italiana o il permesso di soggiorno di un anno per i cittadini extra comunitari;
- residenza stabile sul territorio italiano, oppure iscrizione all’anagrafe del comune di residenza per i cittadini stranieri.
Questo assegno di invalidità viene erogato per 13 mensilità a partire dal mese successivo alla domanda, e si trasforma poi in assegno sociale al compimento di 67 anni di età.
Per l’assegno sociale, quindi, cambia il requisito dell’età, ma rimangono gli stessi limiti di reddito e a differenza dei requisiti previsti per l’assegno sociale in generale, nel caso degli invalidi non si considera la soglia di reddito del coniuge.
È possibile inoltrare la domanda online sul sito dell’INPS oppure tramite un ente di patronato, previo accertamento sanitario.
Pensioni di invalidità: ecco una vera novità
La vera novità con l’approvazione del nuovo Decreto Fiscale è la possibilità per gli invalidi parziali di cumulare le pensioni di invalidità con il reddito derivante dall’attività lavorativa.
Si tratta senza dubbio di una grande svolta. Il governo ha così fatto un passo avanti nell’inclusione sociale dei disabili. L’INPS, infatti, prima di questo decreto negava l’assegno ai lavoratori disabili, per cui sospendere l’attività lavorativa costituiva un altro requisito necessario per gli invalidi parziali.
Una grave ingiustizia, considerati gli importi minimi a cui ammonta l’assegno pensionistico, ma soprattutto ingiustizia che preclude il corretto inserimento dei disabili all’interno della società.
Quindi d’ora in avanti è possibile percepire la pensione continuando a lavorare. Tuttavia, rimane il limite di reddito a 4.391 euro, sperando che per il prossimo anno venga fissato più in alto. Anzi, si spera in una ridefinizione del reddito annuo alla luce proprio del nuovo decreto.
Per un sunto sugli importi pensionistici per il 2022 e su tutte le novità sul tema pensioni di invalidità, consiglio la visione di questo video YouTube a cura di Mr LUL lepaghediale.
Pensione d’invalidità o accompagnamento?
Qual è la differenza tra l’assegno d’invalidità e l’indennità di accompagnamento? A chi spetta quest’ultima?
Partiamo col precisare che l’assegno mensile o pensione di invalidità spetta di diritto a tutti coloro che siano in una condizione di invalidità accertata, pari o superiore al 74%.
L’indennità di accompagnamento è un aiuto economico che viene garantito a chi si trova in condizioni di grave disabilità, precisamente a coloro che hanno difficoltà nella deambulazione e che necessitano di un aiuto costante per lo svolgimento delle proprie attività quotidiane.
Si tratta di un sussidio mensile che non fa reddito e non è pignorabile, ma che può essere sospeso solo nel caso in cui la persona invalida risulti ricoverata in un ospedale statale da più di 30 giorni.
L’accompagnamento, inoltre, non è compatibile con altre misure di sostegno, quali invalidità di guerra, di lavoro o di servizio, ma è cumulabile con altri sussidi, quali la pensione di invalidità o di inabilità.
L’indennità viene erogata dall’INPS per 12 mensilità, a partire dal mese successivo alla domanda. L’importo, come riportato sopra, ammonterà probabilmente sui 529 euro al mese, che diventano 954 per i ciechi totali.
Quindi, ricapitolando, per richiedere questo aiuto finanziario i requisiti fondamentali sono l’invalidità al 100%, la cittadinanza italiana e la residenza in Italia o il permesso di soggiorno, la difficoltà o impossibilità di deambulare o di svolgere attività di uso quotidiano in maniera indipendente.
Anche in questo caso, la domanda può essere presentata telematicamente sul sito dell’INPS, previa certificazione medica che attesti l’invalidità totale.
Tredicesima e quattordicesima con l’assegno di invalidità
Sono molti i dubbi sulla percezione di tredicesima e quattordicesima nel caso delle pensioni di invalidità.
Per quanto riguarda la tredicesima la risposta è affermativa, gli invalidi parziali e totali la percepiranno ogni dicembre con un doppio pagamento. Diverso discorso invece per l’indennità di accompagnamento, che configurandosi solo come aiuto economico non dà accesso ad alcuna tredicesima.
E la quattordicesima? Premesso che per l’ottenimento di questo importo sono necessari alcuni requisiti – come riporta LaLeggePerTutti.it – la quattordicesima non è disponibile per tutti i tipi di pensione. E non è prevista infatti per le pensioni di invalidità civile, né per l’assegno sociale.
Anche i lavoratori con un’invalidità parziale uguale o superiore al 74% che decidessero di richiedere la pensione anticipata con Ape Sociale – a 63 anni e con 30 anni di contributi -, non hanno diritto alla quattordicesima.
Le pensioni di invalidità fanno reddito?
Poiché la recente norma rende possibile cumulare l’assegno pensionistico con quello lavorativo, molti lavoratori invalidi si chiedono se è necessario inserire la pensione di invalidità civile sul modello 730 per la dichiarazione dei redditi da presentare annualmente al Caf.
Risposta negativa. Stando alle norme attualmente vigenti nel 2021, le pensioni di invalidità, così come le indennità di accompagnamento sono esenti dalla tassazione e pertanto non è necessario dichiararle. Questo discorso quindi riguarda gli invalidi parziali dal 74% fino al 99% e gli invalidi totali.
Diverso, invece, il discorso per quanto riguarda i destinatari dell’assegno ordinario di invalidità, erogato a chi riporta un’invalidità superiore ai due terzi. Dal momento che questo tipo di indennità è correlata ai contributi posseduti, questa andrà a cumularsi con altri redditi e, pertanto, va inserita sul modello 730.