L’impegno di Stefani a fianco di «Ens»

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Rrika Stefani con gli esponenti della sezione regionale Ente nazionale sordi e con il sindaco Antonello Panuccio FOTO PECORA

La necessità di definire cosa sia disabilità per poi destinarvi i 200 milioni previsti nella legge di bilancio, «Disability card», problemi delle persone sorde e risposte delle istituzioni che spesso non vanno di pari passo con le reali necessità.

di Maria Vittoria Adami

In pochi minuti si è parlato di tutto questo ieri mattina, nella sala consiliare di Villa Nogarola a Castel d’Azzano, tra la sezione regionale dell’Ente nazionale sordi, che ha sede proprio nel municipio azzanese dal 2018, e la ministra alla disabilità, Erika Stefani, ricevuta dal sindaco Antonello Panuccio, dall’assessore al sociale Elena Guadagnini e da deputati e consiglieri regionali della Lega.

Tra le azioni di Stefani ci sono la legge delega che ha voluto agganciare al Pnrr, la Disability card e il lavoro per il riconoscimento ufficiale, ottenuto a maggio 2021, della lingua italiana dei segni che ora apre un nuovo fronte: la formazione di interpreti Lis. Lo ha sottolineato il presidente dell’Ens regionale, Maurizio Drago: «Le nostre sezioni provinciali vorrebbero fare più corsi di formazione e aggiornamento per interpreti ma mancano fondi. Nonostante si sia fatto il passo di riconoscere la Lis, il nostro timore è che poi nel mondo reale non ci sia la stessa volontà».

Chi è interessato a frequentare un corso base anche solo per parlare con un amico si reca fuori regione. «Al momento in Veneto ci sono 30 interpreti Lis professionisti. Lo sottolineiamo, professionisti, perché un interprete senza esperienza ci danneggia». Drago ha parlato dell’accesso al lavoro difficoltoso per le persone sorde alle quali si preferiscono altre «categorie» e poi dei fondi e dei bandi di gara per l’inclusione sociale dei sordi: «Non siamo mai stati interpellati per un parere, per conoscere le nostre priorità ed esigenze. E uno dei problemi, per l’Ens è che la legge sul lavoro per disabili non distingue tra disabilità». Ha infine ricordato l’estrema necessità di avere un contatto con la Regione e di un coinvolgimento dell’ Ens nella commissione e sui tavoli tecnici per le progettualità «non a progetti già approvati».

«Non sono futili lamentele, per noi si tratta della vita quotidiana», ha concluso. E alla loro vita quotidiana il covid ha portato altre difficoltà: con l’obbligo di mascherina i sordi non riescono ad accedere a uffici postali, farmacie, visite mediche, mezzi pubblici e ovunque non possano leggere il labiale di chi si rivolge a loro. Anche il consigliere nazionale dell’Ens, Rocco Rosselli, ha fatto il punto sulle necessità dei sordi, a cominciare dalla garanzia di avere protesi digitali (che costano dai 2.500 ai 7.000 euro) e cellulari, veri strumenti di comunicazione.

«La legge delega», ha spiegato Stefani, «mira a definire cosa sia la disabilità che è il rapporto tra persona e contesto che pone alla persona una barriera. Serve un meccanismo di inclusione diverso». Non mancano gli ostacoli: dalla Disability card ferma per questioni poste dal garante della privacy al mondo della disabilità che non ha finanziamenti perché si disperdono per fondi suddivisi anch’essi per categorie: «Come quello per non autosufficienti, ma non tutti i disabili lo sono.

La legge delega mira a creare a livello di distretto sociosanitario un contenitore in cui si parlino tutti gli attori. È ambiziosa, ma serve coraggio». «Stefani», spiega Panuccio a margine, «ha lavorato per destinare maggiori fondi alla nuova legge di bilancio e in particolare verso l’ascolto delle necessità concrete dell’Ens. Qui è stato un bel momento di confronto.

Tra l’altro si è parlato di incrementare il numero di mascherine con finestrella per il labiale nelle istituzioni pubbliche: sette milioni di pezzi sono stati già mandati alle scuole, ma ne servono altre per la sanità e gli enti pubblici e su questo si è impegnata». •.

 

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