L’esigenza di ripristinare l’assegno per gli invalidi parziali

Il ministro per la disabilità Erika Stefani garantisce il suo impegno per sostenere le "giuste rivendicazioni"

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L’urgenza di non abbandonare nel disagio gli invalidi parziali. Emergenza fragilità in un contesto economico già duramente segnato dalla pandemia
Da mezzo secolo normativa italiana considera invalidi civili i cittadini affetti da minorazioni. Congenite o acquisite. Anche a carattere progressivo. Compresi gli “irregolari psichici“. In pratica tutti coloro che abbiano subito una riduzione permanente della capacità lavorativa superiore a un terzo. Secondo i dati Istat sono 3,1 milioni le persone disabili in Italia. Ossia il 5,2% della popolazione italiana. A livello regionale, le percentuali più elevate di persone con disabilità si riscontrano in Umbria (8,7% della popolazione). Sardegna (7,3%). Sicilia (6%)

Sos invalidi

L’assegno mensile (275 euro al mese) spetta agli invalidi civili. Quelli a cui la commissione sanitaria abbia riconosciuto una sufficiente riduzione della capacità lavorativa. Cioè in misura superiore al 74% (invalidi parziali). Occorre che non lavorino. E siano in stato di bisogno economico. Quindi l’invalido parziale, per ricevere questo sostegno, non deve svolgere attività lavorativa. Gli “over 60” possono avere l’integrazione dell’importo mensile fino a 631 euro. Cifre chiaramente incompatibili, insomma, con gli attuali costi odierni della vita. “L’assegno di invalidità per gli invalidi parziali civili deve tornare a essere pieno. A prescindere dallo svolgimento di un’attività lavorativa. Se questa produce un reddito inferiore ai limiti previsti dall’attuale normativa“, evidenzia la parlamentare Laura Cavandoli.

Restrizione

A suscitare preoccupazione è l’interpretazione restrittiva della norma introdotta di recente dall’Inps. E’ prevista, infatti, come requisito l’assoluta assenza di attività lavorativa, anche se minima. Una misura ritenuta “iniqua e penalizzante”, secondo Cavandoli. L’allarme lanciato dal mondo delle associazioni “deve essere ascoltato“. E si deve tornare alla “situazione precedente”. In base alla quale era possibile per gli invalidi parziali svolgere attività lavorative. Entro il limite reddituale annuo di 4.931 euro. Il ministro per la disabilità Erika Stefani ha garantito il suo impegno per sostenere le “giuste rivendicazioni di invalidi”. E delle associazioni che li rappresentano. Inoltre è stata presentata un’interrogazione al ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando. Affinché “questa ingiustizia venga rapidamente risolta a livello normativo“.

Ostacoli

Tra i 15 e i 64 anni risulta occupato solo il 31,3% di coloro che soffrono di gravi limitazioni. 26,7% tra le donne, 36,3% tra gli uomini. contro il 57,8% delle persone senza limitazioni. Nelle regioni del sud solo il 19% delle persone con disabilità è occupato. Contro il 37% del nord. E il 42% del centro. Le persone con disabilità in Italia sono occupate soprattutto nella pubblica amministrazione (il 50%). La metà delle persone con gravi limitazioni in Italia (1,5 milioni) ha più di 75 anni. Il 60% delle persone disabili in Italia sono donne. La differenza tra generi è presente in tutte le fasce di età. Tuttavia esplode dai 65 anni in su perché le donne vivono più a lungo degli uomini.

 

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