Al di là dell’entità della cifra, i cinquanta euro in più per ogni figlio con disabilità, sono un segnale che il ministro leghista Erika Stefani commenta con favore.
Ma, ribadisce la titolare del nuovo dicastero per le Disabilità, non bisogna dimenticare le leggi in cantiere e quelle già esistenti che per permettere a queste persone di costruire un progetto di vita – vanno «messe a terra, attualizzate anche nelle Regioni dove questo non avviene».
Come giudica la misura?
Con questo provvedimento intanto si va a confermare la volontà di inserire nell’assegno unico una maggiorazione per i figli con disabilità. Certo una famiglia non è che vedrà rivoluzionato il proprio bilancio con cinquanta euro. Ma penso che l’importante sia il segnale che viene dato: nelle misure c’è attenzione alle persone con disabilità. Un segnale di civiltà e di evoluzione della nostra società che si deve necessariamente ispirare a princìpi di comunità e solidarietà.
Come far aumentare la cifra?
Farei un passo indietro. Non dobbiamo vivere di provvidenze. Stiamo per elaborare la legge quadro sulla Disabilità, che in base al Pnrr ci siamo impegnati a fare entro il 31 dicembre, che riguarda i progetti individuali di vita. In base a questi si costruiscono le risposte, i servizi basati sulle esigenze della persona. E non solo: dovrà essere valutato anche l’impatto sul regime delle provvidenze.
In prospettiva c’è la riforma del fisco.
Auspico che in quella sede vengano affrontati i carichi di quelle situazioni che in casa hanno un impatto certamente sul reddito, e molto, ma anche sulla qualità della vita. Occorre veramente avere dei segnali di attenzione perché in sede di dichiarazione dei redditi una cosa è avere a carico un figlio, un’altra un figlio con disabilità, anche se ha la pensione e l’accompagno.
Come mettere ulteriormente al centro queste persone?
La rivoluzione in realtà è già iniziata con una legge molto importante, la 328, che risale a molti anni fa. Secondo quanto questa prevede, la persona con disabilità non deve andare a bussare a mille porte – in cerca di medici, logopedisti… – e accontentarsi di quello che passa il convento. Deve essere strutturata una progettazione attorno alle persone con équipe interdisciplinari che la seguono nel suo progetto di vita.