«Fra coloro che dopo la pubblicazione del nuovo Contratto di Servizio della RAI, devono vedere il bicchiere mezzo pieno, e anzi pieno a tre quarti – scrive Mirella Carlesi – vi sono i sordi, che hanno ottenuto l’impegno della sottotitolazione dell’85% della programmazione delle reti generaliste tra le ore 6 e le 24 e di tutte le edizioni dei TG nelle fasce orarie meridiana e serale, oltre alla traduzione in Lingua dei Segni di queste ultime, e i ciechi, che hanno ottenuto l’impegno all’audiodescrizione di almeno i tre quarti dei film, delle fiction e dei prodotti audiovisivi di prima serata»
di Mirella Carlesi – Dirigente dell’ADV (Associazione Disabili Visivi), aderente alla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).
Non è un sogno, anche se forse lo era fino a qualche mese fa: tre quarti dei programmi di prima serata saranno accessibili ai non vedenti entro due anni. Le conquiste sociali richiedono tempo e questa ha impiegato trent’anni ad affermarsi. Ma è anche importante una buona formazione e informazione per i conduttori e animatori di spettacoli televisivi.
Andiamo comunque alla notizia: il 7 marzo scorso è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il nuovo Contratto di Servizio della RAI per il quinquennio 2018-2022 [se ne legga già sulle nostre pagine, N.d.R.] ed è già un avvenimento straordinario il fatto che sia apparso all’inizio del suo periodo di validità e non con molto ritardo, come è spesso avvenuto. Circa il suo contenuto, non tutti sono pienamente soddisfatti, ma, lo sappiamo bene, la perfezione non è di questo mondo.
Fra coloro, però, che a nostro avviso devono vedere il bicchiere mezzo pieno, e anzi pieno a tre quarti, vi sono le persone con disabilità sensoriale, dato che i sordi hanno ottenuto l’impegno della sottotitolazione dell’85% della programmazione delle reti generaliste tra le ore 6 e le 24 e di tutte le edizioni dei TG nelle fasce orarie meridiana e serale, oltre alla traduzione in Lingua dei Segni di queste ultime. I ciechi, poi, hanno ottenuto, come accennato, l’impegno all’audiodescrizione di almeno i tre quarti dei film, delle fiction e dei prodotti audiovisivi di prima serata.
Perché all’inizio abbiamo parlato di trent’anni per ottenere ciò? Perché risale alla fine degli Anni Ottanta la realizzazione della prima audiodescrizione per non vedenti di un film, Le notti di Cabiria di Federico Fellini, che l’ADV (Associazione Disabili Visivi) aveva progettato e prodotto nel 1987 con la collaborazione del regista Oscar Iacopini e presentato in un convegno organizzato a Vasto (Chieti) dall’UIC [oggi UICI, Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, N.d.R.] e successivamente nella trasmissione Unomattina della RAI.
Quella realizzazione – pur avendo ricevuto lusinghieri apprezzamenti in ambiente RAI e fra i non vedenti – venne accolta allora più come una simpatica curiosità che come l’inizio dell’affermazione del diritto alle pari opportunità per le persone con disabilità, le quali, d’altra parte, dovevano attendere ancora più di quindici anni per essere internazionalmente sancite.
Per parecchi anni, quindi, è stata l’ADV da sola a premere presso i servizi tecnici della RAI, suggerendo tutti gli espedienti tecnici disponibili a quel tempo, per poter trasmettere negli intervalli del dialogo quelle poche parole descrittive che per chi non vede costituiscono il ponte necessario a una buona comprensione del contenuto rappresentato.
Ma anche dopo l’inizio dei commenti a qualche serie televisiva, per molti anni l’incremento nel numero dei programmi televisivi accessibili ai non vedenti è stato veramente lento, nonostante la delegazione dell’ADV presso il Tavolo Tecnico del CNU (Consiglio Nazionale degli Utenti), presso l’Autorità Garante delle Comunicazioni (AGCOM) e presso l’analogo Tavolo del Segretariato Sociale della RAI, facesse leva sull’entrata in vigore della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Tuttavia, nel corso del 2017, sotto il profilo politico le audizioni parlamentari di FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità) – le due Federazioni nazionali che rappresentano praticamente tutte le Associazioni italiane delle persone con disabilità e dei loro familiari – e sotto il profilo tecnico, i numerosi incontri dell’ADV con il Centro Ricerche RAI e con vari alti dirigenti dell’emittente pubblica, hanno contribuito a sbloccare la situazione.
Dobbiamo riconoscere che la RAI ha sempre dimostrato di ben comprendere i problemi delle persone con disabilità visiva, ma una svolta logica e metodologica alla discussione si è avuta quando il presidente nazionale dell’ADV, Giulio Nardone, durante una riunione del Tavolo Tecnico, ha capovolto completamente la prospettiva. «Dopo l’introduzione nel nostro ordinamento giuridico dell’articolo 30 della Convenzione ONU – ha dichiarato infatti Nardone – non ha più senso discutere se siano pochi o molti i punti percentuali di incremento annuo delle audiodescrizioni: bisogna invece partire dal concetto che i non vedenti sono discriminati, se non è loro accessibile il 100% della programmazione televisiva e, conseguentemente, provvedere gradualmente a ridurre il numero delle inadempienze» [la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità è diventata la Legge dello Stato Italiano 18/09. L’articolo 30 della Convenzione stessa è intitolato “Partecipazione alla vita culturale e ricreativa, agli svaghi ed allo sport”, N.d.R.].
Il presidente Nardone ha anche sottolineato che non si tratta soltanto di audiodescrizioni, dato che moltissimi programmi televisivi sarebbero perfettamente accessibili a chi non vede – come i talk show, i dibattiti, i reality ecc. – se invece di usare le scritte in sovrimpressione, fossero sempre detti i nomi di chi interviene e fossero date a voce tutte le informazioni importanti.
Anche le telecronache sportive potrebbero essere ben seguite dagli spettatori non vedenti, se il telecronista descrivesse con maggiore dovizia di particolari le immagini e se spiegasse ogni tanto anche i gesti tecnici degli atleti. Per i documentari, invece, le audiodescrizioni sono indispensabili e non si deve credere che chi non vede sia più interessato alle scene di un telefilm che non alle meraviglie della natura o dell’arte.
In ogni caso, con il nuovo Contratto di Servizio della RAI è stato fatto un passo importante nella giusta direzione. Alla fine del quinquennio potremo tirare le somme del cammino percorso.