Alba: interpreti della lingua dei segni cercasi

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Previsto per la seconda metà di luglio, il prossimo Consiglio comunale sarà chiamato a valutare l’ordine del giorno presentato giovedì scorso dal capogruppo di Fratelli d’Italia Emanuele Bolla.

Il documento, oggetto di presentazione alla stampa nel pomeriggio di giovedì in Sala Resistenza, ha per oggetto la richiesta al Comune e all’Azienda Sanitaria Locale di prevedere la figura di un interprete in grado di mettere in comunicazione i sordi e i normo udenti attraverso la Lingua Italiana dei Segni. Meglio nota come “Lis”, è una codificazione del linguaggio del tutto analoga a una vera e propria lingua in quanto è espressione di una popolazione specifica e strumento di comunicazione utilizzato per entrare in contatto con le persone e la realtà.

«La provincia di Cuneo – ha spiegato il presidente regionale dell’Ente Nazionale Sordi (Ens) Antonio Iozzo – è una delle zone dove è maggiore in Italia la presenza e il riconoscimento della Lis, che viene utilizzata anche nel corso delle riunioni della Giunta provinciale».

«Ho pensato – ha spiegato Emanuele Bolla – alla possibilità di mettere a disposizione dei sordi un servizio di interpretariato ogni volta che hanno necessità di rivolgersi ai servizi del Comune o a quelli erogati dall’Asl. Per non parlare di quanto, ad esempio, sarebbe complesso e improbabile il dialogo tra medico e paziente affetto da sordità. Poter disporre di un albo di interpreti a cui fare ricorso in caso di necessità sarebbe, oltre che doveroso, anche una manifestazione di rispetto nei confronti della comunità dei non udenti».

Motivazione perfettamente condivisa anche dal vicesindaco di Alba Elena Di Liddo. «Ricordo – ha sottolineato Di Liddo – che nel 2012 approvammo un ordine del giorno che chiedeva il riconoscimento della Lis come vera e propria lingua. Oggi possiamo ritenere del tutto plausibile questa richiesta dell’opposizione e condividerla nelle motivazioni. Dal punto di vista operativo le cose potrebbero non essere così semplici da realizzare, ma l’idea è interessante e questo tipo di servizio non ha ragioni di opportunità politica, ma il solo interesse collettivo». (B. M.)

 

 

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