L’AQUILA – “Promuovere e diffondere la conoscenza della lingua dei segni italiana (Lis), così da abbattere le barriere della comunicazione, favorire una migliore integrazione sociale e culturale e offrire un’opportunità lavorativa agli allievi di un corso finanziato dalla Regione che potranno poi svolgere attività di ausilio e supporto nell’ambito di strutture pubbliche e private”.
Questa la finalità della proposta di legge, presentata dal consigliere di Sinistra italiana Leandro Bracco per l’istituzione di un corso regionale finalizzato all’apprendimento della lingua dei segni italiana.
“Come confermato dalla sede provinciale dell’Aquila dell’ Ens (Ente nazionale sordi) onlus – ha commentato Bracco – le persone non udenti tesserate suddivise per provincia sono oltre 170 nell’aquilano, 170 nel pescarese, 150 nel teramano e 200 nel chietino”.
“Per ogni provincia ci sono poi all’incirca una quarantina di persone, che pur non essendo tesserata conosce, comunque, perfettamente la Lis. A questi numeri vanno poi aggiunti altri individui che pur avendo problemi di udito riescono ugualmente a parlare senza utilizzare la Lis”.
“Si tratta di cifre importanti – ha proseguito il consigliere – che rappresentano una parte della popolazione abruzzese, cui va garantita la comunicazione tout court con il mondo esterno. Il progetto legislativo ha lo scopo di abbattere le barriere comunicative che troppo spesso si incontrano nella nostra società a discapito dei non udenti”.
Per l’anno 2018, saranno ammessi al corso quaranta allievi i quali dovranno essere residenti nella regione Abruzzo da almeno tre anni e aver almeno conseguito un diploma di scuola secondaria di secondo grado.
L’onere finanziario di cui la Regione dovrà farsi carico, sarà pari a 44 mila euro, considerato che il costo di ogni corso si attesta sui 1100 euro.
“La legge 104 del 1992 prevede l’abbattimento delle barriere della comunicazione. A 25 anni da quella norma – ha continuato Bracco – è giunto il momento che la Regione, si prenda carico della formazione di tutte quelle persone che hanno il desiderio, ma soprattutto la sensibilità di fare uscire dall’isolamento comunicativo le persone non udenti al fine che anche costoro possano interagire nella maniera migliore possibile con il mondo che li circonda”.
“Dal punto di vista sociologico la lingua dei segni – ha concluso – è una lingua a tutti gli effetti in quanto espressione di una comunità. Per questo motivo, la nostra regione, ha il dovere di occuparsene per fare in modo che ognuno di noi, nessuno escluso, possa sentirsi parte integrante della collettività”.