Due belle promesse, ma ancora pochi fatti per i non udenti di Chiari. Sulla lingua dei segni in Consiglio comunale sono state entrambe le Giunte rivali a impegnarsi, quella del sindaco Sandro Mazzatorta prima e quella del nuovo sindaco Massimo Vizzardi poi. Ad oggi tuttavia il servizio è ancora assente e a farsi sentire è stato uno dei cittadini affetti da tale disabilità: si tratta di Francesco Boldrini, che ha perso l’udito 3 anni fa ma vorrebbe poter seguire le sedute del Consiglio.
Boldrini, 58 anni, ha voluto ricordare al Comune «la necessità di introdurre una figura tanto importante per garantire un’uguaglianza nella fruizione degli spazi della democrazia». Di fatto Boldrini ha rispolverato una «saga» consiliare, iniziata nel 2011 con una mozione dell’allora consigliere di minoranza Massimo Vizzardi, oggi sindaco, a firma Udc e dal collega Stefano Riccardi.
La mozione venne accolta dalla maggioranza e riguardava proprio «Accessibilità e partecipazione al Consiglio comunale attraverso la Lingua dei segni». Impegnava la maggioranza a preparare l’arrivo di un interprete esperto di lingua dei segni in Consiglio, almeno su temi di particolare importanza. Voto all’unanimità nel 2011, ma in tanti anni nulla si è visto.
Nel 2014 è arrivata la nuova Giunta e a fine novembre fu la nuova opposizione, con il consigliere Roberto Campodonico, a stigmatizzare l’assenza di appositi stanziamenti in bilancio. La maggioranza aveva quindi annunciato novità imminenti.
SE IL 2016 è trascorso senza cambiamenti, già nel 2017 il sindaco Vizzardi ha voluto imporre la presenza di un interprete all’assemblea pubblica sul controllo di vicinato. «È stata una prova generale in vista di una introduzione permanente di tale figura – ha spiegato il primo cittadino -. I tempi della burocrazia non ci aiutano ma ora siamo pronti affinchè entro il 2017 un interprete possa presenziare ai Consigli comunali più importanti: penso a quelli su Pgt, piano del traffico urbano e bilancio».