Osservazioni sul protocollo di intesa MIUR – Ministero Della famiglia e disabilità

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Dal giorno dell’annuncio del protocollo tra il Ministero dell’Istruzione e il Ministero per le Disabilità con il quale si avvia il primo progetto di formazione rivolto a docenti di sostegno e curricolari per l’acquisizione delle competenze in Lingua dei Segni Italiana necessarie per un approccio fattivo con gli alunni sordi e realizzare una vera inclusione, si sono susseguiti una serie di interventi sull’argomento; il Comunicato, inoltre, precisava che il protocollo rientra nel più ampio processo che sta portando al riconoscimento della Lingua dei Segni Italiana.

Comunicato stampa protocollo insegnanti

Queste dichiarazioni hanno suscitato il vivo e compiaciuto interesse della Comunità Sorda, salvo qualche distinguo non proprio disinteressato, e qualche critica vivace proveniente da qualcuno che a vario titolo ha fatto delle critiche, non sempre coerenti, oltre a ravvivare il dibattito, in piedi solo in Italia ormai, tra favorevoli alla Lingua dei Segni, la stragrande maggioranza delle persone sorde, e qualche “veterano” che osteggia il riconoscimento con argomentazioni ormai smentite dalla letteratura scientifica e dalle buoni prassi ormai diventate leggi nel resto del mondo.

Tralasciando le critiche provenienti da questi ultimi, ormai più simili a degli hater che a persone che esprimono legittimamente un’opinione dissenziente, e ai quali sarebbe sufficiente rispondere invitandoli a leggere la convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, documento che smentisce le loro posizioni, peraltro espresse con una violenza verbale che dovrebbe essere estranea al dibattito, pur legittimo, sui provvedimenti che riguardano l’inclusione sociale e nello specifico quella scolastica.

Se da un lato sono comprensibili le critiche, ancorché non condivisibili, di chi legittimamente difende la posizione di alcuni operatori del settore della sordità, dall’altro sono del tutto incomprensibili le critiche di chi afferma, a parole, di volere tutelare i sordi ma, invece, puntualmente fa di tutto per danneggiarli spesso coprendosi di ridicolo sostenendo posizioni che non sono suffragate dai fatti.

Pur rispettando tutte le opinioni, anche quelle che per le suesposte ragioni sono prive di fondamento, ritengo doveroso in qualità di Presidente dell’ENS rassicurare tutte le parti coinvolte e chiarire la posizione dell’Ente a chi, forse per disattenzione, è sfuggita la nostra posizione.

Ritengo opportuno ricordare a tutti che l’insegnante di sostegno non è un insegnante al singolo studente disabile bensì è un insegnante “a sostegno” di tutta la classe pertanto la sua preparazione specifica deve essere tale da poter supportare l’insegnante curricolare all’inclusione scolastica degli studenti disabili col resto della classe.

Ma vi è di più. Finalmente, nei dibattiti in corso tra dirigenti scolastici e insegnanti, inizia a comprendersi che l’inclusione deve necessariamente partire e coinvolgere anche gli insegnanti curriculari proprio per evitare la “ghettizzazione” degli studenti disabili, pertanto l’approccio della classe alla disabilità deve essere totalmente diverso da quello che ancora oggi, purtroppo, è seguito in molte scuole, battaglia questa da sempre condotta dalle associazioni dei disabili.

Nell’ambito dello sviluppo di questo pensiero il MIUR, non senza fatica e non senza dure lotte da parte delle associazioni ed in particolare dell’ENS, ha compreso che gli studenti con disabilità sensoriali hanno necessità diverse dagli studenti che hanno altre tipologie di disabilità. Le barriere alla comunicazione sono qualcosa di tangibile proprio nei contesti di gruppo come sono quelli scolastici dove lo studente sordo rischia di essere discriminato ancor prima che inizi la lezione in classe.

Un approccio inclusivo dello studente sordo, dunque, prevede che sin dal suo ingresso gli insegnanti di sostegno, laddove previsti per l’alunno sordo, abbiano anche la capacità di interagire con lui per stabilire una relazione empatica tra il docente e l’alunno affinché possa essere facilitato il rapporto di inclusione scolastica e ne possa beneficiare la didattica a favore dello studente.

Questi che sono concetti unanimemente accettati non possono spaventare nessuno degli attori coinvolti nel processo didattico né degli operatori del mondo della sordità, interpreti e assistenti alla comunicazione.

Nessuno ha mai pensato che un insegnante di sostegno o curricolare possa acquisire quelle competenze linguistiche che sono proprie degli assistenti alla comunicazione e degli interpreti e nessuno ha pensato che l’insegnante di sostegno possa sostituire, neanche in futuro, queste figure.

Il motivo è molto semplice: innanzitutto gli insegnanti di sostegno non sono automaticamente assegnati allo studente disabile e, quindi, neanche allo studente sordo. La maggioranza degli alunni sordi necessita di un assistente alla comunicazione e non sempre dell’insegnante di sostegno ma vi è di più: osservata la problematica dal punto di vista degli insegnanti nessuno di loro ha la possibilità di investire tempo, e risorse, per seguire con profitto un corso in Lingua dei Segni che porti, al livello di preparazione di un Assistente alla Comunicazione o di un Interprete.

Il Protocollo di Intesa in parola è teso a supplire quella preparazione negli insegnanti di sostegno, richiesta anche da qualcuno che ha mosso critiche a questo protocollo, proprio perché abbiano delle conoscenze, sì superficiali, certamente non idonee a sostituire un Assistente alla Comunicazione o un Interprete, ma necessarie, questo sì, all’inclusione scolastica degli alunni sordi.

La disabilità e l’inclusione scolastica sono temi complessi che non possono essere trattati per compartimenti stagni, questo è un lusso, forse un pretesto, che può utilizzare chi intendere tutelare posizioni di vantaggio di qualcuno ma certo non è un argomento che può essere utilizzato da chi, come l’ENS, deve tutelare e tutela la vita delle persone sorde nella loro complessità e in tutte le sfaccettature.

Queste argomentazioni le abbiamo ben rappresentate ai Ministri e, pur accogliendo positivamente l’iniziativa, ci siamo sempre riservati, come è ovvio, di vedere come si concretizzerà.

Desidero anche fare un’ulteriore precisazione, perché purtroppo sui social si fa presto a creare caos e di questo caos non beneficia nessuno e a rimetterci sono solo le persone sorde.

L’Ente Nazionale Sordi anche con la FAND ha chiesto ufficialmente che sia delineato, a livello nazionale, il profilo dell’Assistente alla Comunicazione al fine di avere un’omogenea preparazione di queste figure su tutto il territorio nazionale garantendo una professionalità di base comune a tutti gli studenti sordi che beneficiano del lavoro di queste figure, preservando al contempo coloro che svolgono questo lavoro da tempo, l’ENS non lascia nessuno indietro.

L’Ente ha iniziato ad introdurre in alcuni tavoli qualificati il tema dell’assunzione di questo personale alle dipendenze del MIUR o comunque l’assunzione presso la PA di queste figure al fine di dismettere la precarizzazione e soprattutto garantire l’assistenza agli studenti sordi in maniera costante.

Inutile nascondersi, quest’ultima è una richiesta complessa, anche per gli importi economici di cui dovrebbe farsi carico la PA, ma certamente è una battaglia che abbiamo iniziato e certamente proseguiremo.

Spero non sia sfuggito a nessuno è che questo protocollo, checché se ne dica, è un volano importante per giungere al riconoscimento della Lingua dei Segni in Italia, ultimo Paese in Europa e uno degli ultimi al mondo che non ancora provvede a tale riconoscimento.

Devo constare, non senza rammarico, che il livore di qualche individuo contro questa iniziativa sarebbe stato meglio indirizzarlo a chi, con altrettanto deprecabile livore, nega pubblicamente e in ogni sede l’esistenza stessa della Lingua dei Segni e della sua natura linguistica.

Infine non sfugge che alcuni studenti sordi preferiscono altri strumenti ed altre metodologie per vivere la sordità e per garantirsi l’inclusione sociale e scolastica: mi sento di rassicurare anche loro perché siamo da sempre per il diritto di Libertà di Scelta della comunicazione delle persone sorde e nell’ambito scolastico sono riservate altre risorse per l’attuazione anche di queste diverse possibilità comunicative.

Il Presidente Nazionale
Giuseppe Petrucci


Amir Zuccalà / Project manager – Ufficio Studi e Progetti

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