“Non udenti” ancora senza assistenti alla comunicazione, dov’è la buona scuola?

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Ho avuto modo di dialogare con più di un’assistente alla comunicazione e ognuna di loro ha lamentato, non tanto la condizione di precarietà in cui versa la categoria, ma la preoccupazione sincera per le classi in cui si trovano ragazzi con questa disabilità

di Francesca Contino

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Avellino – E’ passato più di un mese dall’inizio dell’anno scolastico e ogni giorno navigo sul sito del comune di Avellino per “controllare” se è uscito il bando che attendono gli educatori professionali. Nulla. Dopo più di un mese di scuola. Già lo scorso anno si era dovuto attendere un tempo indegno, perché si procedesse alla selezione di assistenti alla comunicazione nelle scuole della città.

Quando parliamo di assistenti alla comunicazione ci riferiamo a persone specializzate che collaborano con le insegnanti di sostegno (non le sostituiscono!) per rendere più agevole la comprensione e la formazione dei non udenti. Chiarito ciò, sorge spontanea la domanda: Come hanno trascorso gli studenti sordi oltre 30 giorni di scuola? Posto anche che la docente di sostegno conosca la LIS, non obbligatoria nel suo curriculum, sarebbe da verificare in quanti istituti siano presenti le insegnanti di sostegno, laddove necessario.

Ricordiamo l’articolo della settimana scorsa de Il Fatto Quotidiano, circa il bambino disabile del Montessori, (http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/10/11/insegnanti-di-sostegno-il-nostro-compagno-non-ce-lha-ce-ne-andiamo-la-protesta-di-600-studenti-e-genitori-a-roma/3091615/) che avrebbe dovuto anticipare l’uscita da scuola, poiché sprovvisto di assistente.

Allora è bene ripeterci. Come hanno trascorso gli studenti sordi oltre 30 giorni di scuola? Quanto ancora dovranno aspettare per usufruire di un loro diritto? Ovviamente il disagio non dipende dagli istituti scolastici, ma dal Comune che si occupa di stanziare i fondi, che non potrebbero essere, secondo una vecchia sentenza del Tar calabrese, oggetto di tagli, ma dovrebbero essere una priorità nell’agenda amministrativa, anche qualora ci fossero difficoltà economiche.

Ho avuto modo di dialogare con più di un’assistente alla comunicazione e ognuna di loro ha lamentato, non tanto la condizione di precarietà in cui versa la categoria, ma la preoccupazione sincera per le classi in cui si trovano ragazzi con questa disabilità. “In un sistema scolastico improntato sull’inclusione, per Costituzione, è contro ogni principio etico indugiare tanto sulla pubblicazione di un bando. Ancora non si è compreso che il nostro lavoro, come quello delle docenti di sostegno, non è qualcosa che si rivolge al singolo o a gruppi ristretti, ma si riversa sull’intera classe, a cui siamo assegnate. Consentire a un diversamente abile di avere figure specializzate a scuola, significa lavorare per la sua integrazione, oltre che per la sua formazione”. E’ un frammento di lunghi dialoghi, che ben riassume un sentire comune, tanto più che non si tratta solo dell’opinione di assistenti scolastiche, ma anche di tante famiglie, che di continuo ci segnalano le medesime preoccupazioni.

Se questo si aggiunge alla questione sicurezza scolastica, correndo con la mente, non solo alla Cocchia, ma anche agli istituti di San Tommaso e di Rione Mazzini, chiusi temporaneamente per mancanza idrica, e inoltre si menziona l’assenza di carta igienica che ad Avellino ha fatto scoppiare “il caso Abete”, quello che ne viene fuori non è certo il ritratto di una Buona Scuola. Non succede solo nella nostra città, vero, ma non può essere un attenuante. Anzi proprio perché non accade solo ad Avellino, ma ancora in troppi luoghi in Italia, speriamo che il Ministro del Miur Stefania Giannini non resti “sordo”.

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