La scuola dove tutti parlano la lingua dei segni

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di Rita Celli – L’amicizia non ha confini. E ci sono piccoli gesti che diventano grandi. Lo sanno bene i bimbi della scuola elementare Sant’Onofrio di Rimini, che insieme alle proprie insegnanti stanno studiando da anni il linguaggio dei segni, per essere più vicini a due alunni sordi, un bambino in seconda e una bimba in terza, della scuola paritaria. «Tutto è partito cinque anni fa – dice la dirigente scolastica, Laura Maria Tamburini – quando è arrivato qui al Sant’Onofrio un bimbo sordo che aveva avuto difficoltà nell’essere inserito in altre scuole. I genitori ci avevano chiesto di coinvolgerlo in aula, e così abbiamo deciso di partire con delle lezioni in classe, insieme a un interprete Lis (lingua italiana dei segni, ndr). Poi il progetto si è allargato».

scuolaLisRimini

Dopo 5 anni, oggi la scuola ha deciso di progettare lezioni settimanali di Lis, per tutti i 105 alunni dell’istituto la studiano. «Ci sono delle lezioni frontali che i due bambini devono per forza tenere con insegnante di sostegno e interprete – continua Tamburini – ma poi organizziamo veri e propri laboratori in lingua dei segni, per tutte le classi. Per i bambini è un gioco e apprendono con una velocità incredibile. A lezione ci vanno anche i docenti. Vogliamo che tutta la scuola metta a proprio agio i due piccoli».

La lingua Lis è entrata a tutti gli effetti nella quotidianità della scuola Sant’Onofrio. «Durante la ricreazione e nella pausa pranzo – spiega la dirigente – tutti vogliono comunicare con i due coetanei. Mettere in pratica ciò che si studia in classe». I familiari dei due alunni sono entusiasti. «All’inizio erano tutti un po’ titubanti – afferma ancora la dirigente – ma poi con il sostegno di insegnanti e direzione, abbiamo raggiunto risultati importanti. Gli educatori affermano che anche i due bimbi hanno fatto progressi sull’apprendimento. Abbiamo attivato anche una collaborazione con la comunità riminese dei sordi. Vengono spesso a trovarci durante l’anno, per incontrare i bambini. In questo modo i nostri studenti imparano anche a capire com’è per i sordi la routine quotidiana».

L’interprete Lis, Maria Laura Profeta, assicura: «Gli studenti crescono in un’ottica di bilinguismo. Aiutiamo i piccoli a rapportarsi con i coetanei sordi, ma anche ad approcciarsi a uno strumento comunicativo in più. La Lis è una lingua a tutti gli effetti. Svolgiamo letture, insegniamo canti, preghiere, e i piccoli imparano a costruire vere e proprie frasi di senso compiuto». Piccoli ma grandi gesti che aiutano gli stessi alunni ad abituarsi ad accogliere l’altro. «Ad essere preparati per il futuro, a confrontarsi e accettare chi ci sta vicino – conclude Profeta – che sia uguale o diverso da noi».

http://www.ilrestodelcarlino.it/

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