Tiene banco il tema delle pensioni in vista della prossima Manovra.
Forza Italia spinge per aumentare la soglia minima a 700 euro, ma non è detto che si riesca a trovare le risorse per farlo. Intanto l’Inps è già al lavoro sulle simulazioni per la possibile rivalutazione ridotta degli assegni, con i sindacati che promettono battaglia. Ecco le ipotesi in campo.
Le pensioni minime nel 2023 – Quest’anno le pensioni minime hanno visto aumenti diversi a seconda dell’età dei beneficiari. La legge di Bilancio approvata a dicembre 2022 ha portato un incremento dell’1,5% per tutti i pensionati sotto 75. L’assegno è quindi salito a 572,20 euro al mese. Per gli over 75 si è invece raggiunta la soglia dei 600 euro al mese, con un aumento del 6,4%. Sicuramente ha influito, e di molto, l’inflazione record: nel periodo 2022-2023 l’aumento obbligato per la rivalutazione dell’Inps è stato del 7,3%.
Le pensioni minime nel 2024 – La rivalutazione delle pensioni minime continuerà anche nel 2024. Si partirà dall’inflazione media dello scorso anno (che è stata pari all’8,1%) e si dovrà recuperare la differenza. In seguito, si calcolerà la rivalutazione per l’anno prossimo, che stando alle stime attuali potrebbe essere intorno al 5,5%. Come previsto dall’ultima legge di Bilancio, ci sarà un aumento anche del 2,7% per tutti senza distinzione di età. Per questo l’assegno minimo per il 2024 dovrebbe superare i 600 euro.
Tuttavia, Forza Italia ha posto l’accento sulla necessità di aumentare le pensioni minime fino a 700 euro. C’è però la necessità di trovare le risorse per rendere questa ipotesi una realtà. Il costo per le casse dello Stato potrebbe essere inferiore al mezzo miliardo di euro. La cifra, spiega Fanpage, non è alta ma non è detto che si riesca a trovare. Per questo, tra i 600 euro previsti e i 700 euro richiesti, il partito con segretario Antonio Tajani potrebbe accettare un compromesso che porti le pensioni minime intorno ai 650-670 euro.
I tagli alle rivalutazioni – Lo scorso anno, dalla modifica del metodo con cui si rivalutano le pensioni superiori a quattro volte la soglia minima, il governo ha guadagnato 10 miliardi di euro netti per il triennio 2023-2025. Per il prossimo anno si contano già quattro miliardi di euro risparmiati, ma potrebbero non bastare.
Come spiega La Repubblica, l’Inps è già al lavoro sulle simulazioni per la possibile rivalutazione ridotta degli assegni. In attesa di capire quanto e dove recuperare dal taglio dell’indicizzazione, queste risorse potrebbero servire ad approvare un pacchetto di riforme. Per quanto riguarda Quota 103, la proroga di un anno dello strumento che consente di andare in pensione con almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi costerebbe allo Stato quattro miliardi.
Si pensa anche all’estensione dell’Ape sociale con Opzione Donna incorporata. L’Anticipo pensionistico sociale verrebbe prorogato di un anno con l’allargamento della platea dei beneficiari: allo stato attuale, questo strumento comprende i lavoratori dipendenti che negli ultimi 6-7 anni hanno svolto mansioni gravose, gli invalidi civili al 74%, i dipendenti disoccupati che hanno concluso la Nadef e i caregivers che assistono da almeno 6 mesi.
L’esecutivo potrebbe anche allargare le maglie di Opzione Donna dopo la stretta dell’ultima Manovra. Tra le ipotesi, c’è l’estensione del beneficio che consente alle lavoratrici di ottenere la pensione di anzianità a partire dai 60 anni, senza distinzioni sul numero dei figli o sulla mansione svolta.
La reazione dei sindacati – L’intenzione del governo di rivedere e tagliare, per il secondo anno consecutivo, la rivalutazione all’inflazione delle pensioni ha allarmato i sindacati, che chiedono al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Marina Calderone di partecipare al tavolo tecnico del 5 settembre. I sindacati sono preoccupati dal fatto che si andrebbe a intervenire sul nuovo meccanismo di rivalutazione introdotto con l’ultima legge di Bilancio, che era già più penalizzante rispetto a quello ordinario. Insomma, un taglio sul taglio.
Durigon: “Ragionamenti in atto, ma nulla è stato deciso” – Sulla questione è intervenuto anche il sottosegretario al ministero del Lavoro Claudio Durigon. “L’inflazione ha colpito di più le fasce medio-basse della popolazione, alle quali assicureremo un incremento degli assegni – ha detto al quotidiano La Verità -. Per il resto ci sono dei ragionamenti in atto ma nulla è stato deciso. Tutto dipenderà dalle risorse che riusciremo a reperire”.
C’è tuttavia l’impegno del governo per aumentare le pensioni minime. “Chi più di un pensionato che guadagna 600 euro al mese sta risentendo dell’aumento dei prezzi degli ultimi anni? Poi se mi chiedete che tipo di sforzo possiamo fare, dico che i tempi per quantificare non sono ancora maturi”, spiega Durigon. E sulla soglia dei 700 euro, dice: “Non mi piace sparare cifre a caso. Ci sono tante variabili in gioco e dipende anche dalla platea. L’intervento può riguardare solo gli over 75 o tutti gli anziani che hanno una minima. I numeri cambiano”.