Pubblicato il decreto di riparto del Fondo per l’inclusione delle persone con disturbi dello spettro autistico

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Redazione ANMIC24

I disturbi dello spettro autistico sono condizioni nelle quali le persone hanno difficoltà a stabilire relazioni sociali normali, usano il linguaggio in modo anomalo o non parlano affatto e presentano comportamenti limitati e ripetitivi. Inoltre, manifestano difficoltà di comunicazione e relazione con gli altri.

È stato pubblicato – nella Gazzetta Ufficiale n. 237 del 10 ottobre 2022 che potete trovare cliccando qui – il decreto del 29 luglio 2022 – con rettifica dell’allegato A – per riparto tra le regioni e province autonome del Fondo per l’inclusione delle persone con disabilità per le persone con disturbi allo spettro autistico.

Il riparto è pari a 50 milioni di euro per l’anno in corso, e 50 milioni per l’anno 2023. I fondi sono stati stanziati a favore delle regioni e province autonome che presentano le richieste di finanziamento, corredate dalla documentazione richiesta, o manifestano la volontà di partecipare al riparto, inviando una PEC a ufficio.disabilita@pec.governo.it , entro lunedì 9 gennaio 2023 compreso.

Spettro autistico, quali sono i disturbi che si riscontrano

I disturbi dello Spettro Autistico sono caratterizzati da una compromissione grave e generalizzata in 2 aree dello sviluppo:

  • quella delle capacità di comunicazione e interazione sociale (Deficit nella comunicazione della reciprocità sociale ed emotiva, nella comunicazione non verbale usata a scopo sociale, nella creazione e mantenimento di legami sociali adeguatamente al livello generale di sviluppo),
  • quella nell’area degli interessi e delle attività.

Si riscontra, quindi, da chi ne è affetto:

  • Uso stereotipato dei movimenti, del linguaggio o degli oggetti
  • Eccessiva aderenza a routine, rituali motori o verbali e/o resistenza al cambiamento
  • Fissazione per interessi particolari o ristretti in modo anormale nella durata o nell’intensità
  • Iper o Ipo reattività agli stimoli sensoriali o inusuale interesse per particolari dettagli dell’ambiente.

Le compromissioni qualitative di queste condizioni, sono anomale rispetto al livello di sviluppo o all’età mentale del bambino.

Fanno parte dei DPS le seguenti patologie: Disturbo Autistico, Disturbo di Asperger e il Disturbo Generalizzato dello Sviluppo NAS.
Non rientrano invece più il Disturbo di Rett, Disturbo Disintegrativo della Fanciullezza

Questi disturbi si evidenziano di solito nei primi anni di vita e sono accompagnati da un certo grado di ritardo mentale (che se presente dovrebbe essere rappresentato sull’Asse 2).

Il gruppo di lavoro per il DSM V ha apportato alcune modifiche alla precedente versione del manuale diagnostico internazionale sostituendo la precedente categoria di disturbi pervasivi dello sviluppo (DPS) con quella di Disturbi dello spettro autistico (DSA). L’autismo rientra in questa categoria sovraordinata definita.

Qual è il trattamento psicoterapeutico più adatto

Un corretto trattamento psicoterapeutico deve prevedere, probabilmente più che in altri disturbi, un corretto ed adeguato processo di assessment che deve partire dalla rilevazione di informazioni relative alla storia del disturbo, l’iter diagnostico e terapeutico che hanno preceduto la consultazione, argomenti relativi alle risposte ambientali e familiari al disturbo e alle rappresentazioni genitoriali.
La valutazione del bambino deve esplorare tutte le aree dello sviluppo: l’area affettiva, cognitiva, comunicativa, interattiva, neuropsicologica.

È importante effettuare un’indagine neurologica accanto alla valutazione psicodiagnostica del bambino. L’indagine medica consente di evidenziare situazioni cliniche associate al disturbo ed è utile per la diagnosi differenziale con altre condizioni mediche. Determinante è la valutazione psicodiagnostica in quanto al momento una diagnosi specifica per il Disturbo Autistico è possibile solo su dati comportamentali.

Un’accurata valutazione psicodiagnostica richiede da parte del clinico un’osservazione prolungata che va dalle da 4 alle 5 sedute in un setting supportivo ma non eccessivamente ricco di stimoli adatto a sollecitare ed incoraggiare l’attività spontanea e l’interazione.
Il clinico dovrà’ osservare attentamente: l’attività spontanea, il comportamento interattivo, la comunicazione verbale e non verbale, l’affettività o stato dell’umore (in termini di regolazione, intensità e reciprocità), il profilo cognitivo, i comportamenti ripetitivi.

La valutazione del profilo di sviluppo relativo alle diverse abilità (linguistica, cognitiva, motoria, visuopercettiva e così via) consente al clinico di stabilire una prognosi ed effettuare una programmazione degli interventi.

Fra i trattamenti più efficaci sono documentati quelli di natura comportamentale e molti interventi prevedono l’applicazione di strategie e di tecniche che si basano sui principi della psicoterapia cognitiva.

Gli obiettivi generali dell’intervento saranno: favorire la motivazione, la stabilità attentiva e il comportamento intenzionale, il riconoscimento e la differenziazione delle emozioni, la comprensione di sé e dell’altro, la comunicazione, il gioco e il problem-solving.

 

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