Isee cambia, con la riforma la casa conterà meno (e l’assegno unico per i figli potrà aumentare)

0
534 Numero visite

Riforma calcolo dell’Isee

Il governo Meloni è pronto a farsi carico di uno dei dossier lasciati aperti dalla precedente legislatura e riformare il metodo di calcolo dell’Isee. Come? Facendo una rivalutazione dell’immobile di proprietà. Obiettivo? Aumentare il valore dell’assegno unico per i figli a carico e allargarlo a più famiglie.
Attualmente la platea di richiedenti per la misura, in vigore dal primo marzo scorso, ha raggiunto la quota di 5,2 milioni di nuclei, pari a 8,3 milioni di figli. Secondo la più recente stima dell’Osservatorio dell’Inps, però, i potenziali beneficiari sarebbero molti di più: 7,2 milioni di famiglie per 11,2 milioni di bambini e ragazzi a carico. Per fare di meglio, quindi, l’idea dell’esecutivo consiste nell’alzare gli importi passando per la modifica dei requisiti di accesso all’assegno unico.

Perché non funziona

Spesso il possesso di una casa può essere un ostacolo al recepimento della misura, nonostante in molti casi l’acquisto avvenga tramite l’accensione di un mutuo (e quindi di un indebitamento) oppure si tratti di un’eredità familiare. Il calcolo Isee aveva già subito una riforma profonda nel 2015, ma ancora una volta i suoi parametri non si dimostrano affidabili a evidenziare la situazione socio-economica del Paese. Essendo l’assegno unico per i figli a carico erogato proprio in base a questo, ecco che non tutta la popolazione che ne avrebbe bisogno riesce a beneficiarne.

I bonus legati all’Isee

Non solo per l’assegno unico, ma anche bonus bebè, asili nido, reddito di cittadinanza, bonus mobili, sconti sulla prima casa per i giovani under 36, bonus affitti, i vari bonus energia e anche l’esenzione al canone Rai. E ancora l’esenzione ad alcune spese sanitarie, gli sconti sulle tasse universitarie e sulle mense scolastiche. Sono molte le agevolazioni sociali stanziate dal governo la cui erogazione passa proprio dalla valutazione della situazione economica delle famiglie italiane, che viene misurato proprio dall’Isee mettendo insieme tutti gli elementi patrimoniali:

Gli importi

I problemi più evidenti in termini di equità si riscontrano nell’assegnazione della misura alle famiglie per il mantenimento dei figli a carico fino all’età di 21 anni.
Per un Isee inferiore ai 15 mila euro, per una famiglia con entrambi i genitori lavoratori e tre figli minori di 18 anni l’importo dell’assegno unico può arrivare fino a 700 euro al mese: 175 per ogni figlio, una maggiorazione di 85 euro a partire dal terzo figlio e altri 30 perché i genitori hanno un impiego. Per un Isee superiore a 40 mila euro (o anche se non viene presentato), invece, l’importo minimo che è pari a 50 euro a figlio. Secondo l’Osservatorio Inps appartengono a quest’ultima categoria famiglie per 303.706 figli a cui si aggiungono 1.619.938 di quelli che non hanno presentato l’Isee. Mentre sono 3.856.309, il 46%del totale, i figli tutelati in nuclei con Isee inferiore a 15 mila euro.

Il patrimonio immobiliare

Secondo gli esperti, sarebbe necessario rivedere alcuni parametri che concorrono alla formazione del reddito familiare per far quadrare meglio i conti. Le case non abitate o ereditate, ad esempio, contribuiscono ad alzare l’Isee e quindi ad abbassare l’importo dell’assegno unico per i figli. Il patrimonio immobiliare incide per il 20% ma solo sopra i 52 mila euro (con l’aggiunta di 2.500 euro per ogni figlio convivente).

Ritocco della franchigia

Un’ulteriore ipotesi è intervenire sulla franchigia, ritoccandola verso l’alto. Se prendiamo ad esempio una casa di proprietà (rendita catastale di 1.000 euro) e 20 mila euro di patrimonio finanziario, l’assegno unico si riduce al crescere del patrimonio eccedente le franchigie di legge a partire dai 16.200 euro di reddito familiare, mentre senza patrimonio la riduzione partirebbe da 33.600 euro.

Quanto costa al governo

L’eventuale allargamento della platea, però, deve essere valutata correttamente anche in termini di copertura con le risorse. Sempre secondo i dati dell’Osservatorio Inps, la spesa complessiva per finanziare l’assegno unico tra marzo e agosto è stata pari a 7,2 miliardi di euro (circa 1,2 al mese), ma per l’intero 2022 l’ipotesi è di arrivare a 15,12 miliardi, per gli anni successivi si supereranno i 18 miliardi.

di Alessia Conzonato

 

L'informazione completa