Obiettivo: superare già nel corso del 2023 il Reddito di cittadinanza per arrivare a due strumenti diversi, il primo di natura assistenziale per chi non può lavorare, il secondo orientato all’inserimento lavorativo per gli altri. La linea di Fratelli d’Italia resta quella annunciata da Giorgia Meloni nei suoi interventi parlamentari, una revisione radicale dell’attuale misura di contrasto alla povertà.
E la proposta di Matteo Salvini, che prevede di sospendere per sei mesi l’assegno a circa 900 mila percettori che potrebbero lavorare? Verrà discussa all’interno della maggioranza ma presuppone uno scenario leggermente diverso, in cui il sussidio voluto dal M5S resterebbe così com’è praticamente per tutto il prossimo anno. La premessa è che la legge di Bilancio deve ancora essere impostata e che le prime mosse dell’esecutivo (e le relative limitate risorse finanziarie) saranno concentrate sull’emergenza del caro-bollette. Ma il superamento del Reddito di cittadinanza è una delle priorità nel programma del centro-destra.
Le stime
Con la nuova impostazione, verrebbe automaticamente archiviata anche la condizionalità in base alla quale il reddito deve essere tolto ai beneficiari che rifiutano le offerte di lavoro (tre nella versione originale, poi ridotte a due). «Al momento non abbiamo nemmeno i dati su queste persone» argomenta Galeazzo Bignami, deputato di FdI nonché responsabile Imprese e mondo produttivo del partito, che sta seguendo il dossier. Dal suo punto di vista, questo è un ulteriore motivo per muoversi direttamente verso lo “sdoppiamento” del Reddito, senza passare per una fase intermedia come quella ipotizzata dal leader della Lega: «La parte assistenziale dello strumento ha funzionato, mentre l’inserimento lavorativo è stato un fallimento».
Dunque il sostegno sarà concentrato sui disabili, sugli anziani, sulle persone espulse dal mondo del lavoro senza possibilità di accedervi ancora, per i quali il nuovo “assegno di solidarietà” potrà risultare anche più pesante rispetto alle erogazioni attuale. E gli altri? L’intenzione è usare per loro le risorse del Fondo sociale europeo, spendendole per piani di formazione durante i quali sarà previsto anche un sussidio. In questo modo l’attuale costo del Reddito di cittadinanza, che si avvicina ai 9 miliardi l’anno, potrebbe essere quasi dimezzato o quasi. E i risparmi darebbero reinvestiti su altre voci. «Se sono corrette le stime fatte dal ministero del Lavoro alla fine dello scorso anno, circa la metà dei beneficiari appartiene alle categorie in grado di lavorare» spiega ancora Bignami.
I centri per l’impiego
Questo concetto però non corrisponde a quello di “occupabilità”, perché naturalmente ci sono molti percettori che pur in età lavorativa e senza problemi di salute non hanno competenze sufficienti. Aiutarli a maturarle doveva essere il compito dei centri per l’impiego, che in questi tre anni e mezzo sono stati però il vero anello debole dell’operazione Reddito di cittadinanza. Per questo la maggioranza di governo punta, in attesa di una riforma organica, sul ruolo dei privati nell’intermediazione tra domanda e offerta. Quanto ai tempi, non sarà semplice inserire la riforma in una legge di Bilancio dedicata principalmente all’emergenza energetica. Ma il provvedimento potrebbe arrivare nei primi mesi del prossimo anno. Come del resto avvenne per quello istitutivo del RdC.