Siamo alle prese tutti con lo spaventoso aumento delle bollette, conseguente alla crisi energetica, che sta vedendo moltiplicarsi i costi e quindi le spese per famiglie e imprese. Si tratta di una impennata destinata ad avere ripercussioni anche sui servizi, non ultimi quelli resi a persone fragili ed anziane in centri e nelle RSA: anche qui ci attende un inverno nel quale le spese del riscaldamento saranno salatissime: su chi ricadranno questi aumenti?
L’ALLARME
Ma questa, per quanto riguarda il non profit, non è l’unica tegola: l’allarme, che arriva da UNEBA, associazione voce del non profit delle Rsa, segnala come le recenti modifiche al Codice del Terzo Settore portino ad un aumento di Ires Imu e Irap per le Fondazioni e Associazioni. Una vera e propria bomba a orologeria che rischia di mettere ancora più in ginocchio queste strutture, già pesantemente in difficoltà durante la pandemia.
Senza un intervento rapido e concreto di Parlamento Governo e Regioni, centinaia di onlus affonderanno. E gli anziani, a quel punto? E’ questo il forte grido d’allarme della associazione, che ricorda come in Italiail 52% dei posti letto per Rsa sia gestito da enti non profit.
I 3 PUNTI CRITICI
Sono tre i motivi di preoccupazioni di UNEBA, facendosi voce di centinaia di Rsa e altre strutture sociosanitarie senza scopo di lucro:
1. i costi dell’energia
2. le norme fiscali penalizzanti
3. il blocco delle quote regionali.
L’appello che ne consegue è rivolto direttamente alla politica: al Governo, al Parlamento, ai candidati alle elezioni del 25 settembre e alle Regioni. Trenta mesi di pandemia hanno ferito le Rsa, e ora altre 3 preoccupazioni:
1- ENERGIA – “La prima preoccupazione – illustra Franco Massi, presidente nazionale di Uneba – è il disastroso aumento dei costi dell’energia. Chiedere un sacrificio alle famiglie con un aumento delle rette sarà, purtroppo, inevitabile, ma è indispensabile un urgente sostegno pubblico. Auspichiamo un segnale già negli emendamenti al decreto Ristori nei prossimi giorni”.
“Perché – spiega Massi – nei nostri centri, nelle nostre Rsa, non possiamo abbassare il riscaldamento negli ambienti in cui vivono i nostri anziani, né, per fare un esempio, rinunciare ai letti elettrici che permettono anche ai più fragili di alzarsi. E questi sono solo alcuni esempi. La spesa per l’energia è una spesa per la loro salute. Volete tagliare sulla salute degli anziani?”.
2- AUMENTO DELLE TASSE – Altro motivo di allarme viene dalle novità fiscali introdotte dalla Riforma del Terzo Settore, che ha modificato il Codice del Terzo Settore portano ad un aumento di Ires, Imu e Irap per Fondazioni e Associazioni. (…) “E andiamo verso la scomparsa delle Onlus. Perché – ci rivolgiamo alle forze politiche- volete mettere in ulteriore difficoltà enti che senza scopo di lucro, da decenni se non da secoli, si dedicano con professionalità ai più fragili?” dichiara Franco Massi.
3- QUOTE REGIONALI – Infine a questi elementi, che si innestano già in un periodo di stress post pandemia, si somma il mancato adeguamento delle quote sanitarie. “In molte parti d’Italia – spiega Franco Massi – il contributo che le Regioni danno alle Rsa per l’accoglienza degli anziani è fermo da molti anni. E siccome ogni altro costo ogni anno aumenta, è come se il sostegno ogni anno diminuisse. Quali Regioni avranno il senso di responsabilità di dare un sostegno all’assistenza agli anziani?”.
O UN INTERVENTO, O SI AFFONDA – Se Parlamento, Governo e Regioni non dimostreranno di avere davvero a cuore gli anziani più fragili subito, le Rsa non profit continueranno ad affondare. Dopo le perdite di 2020 e 2021 per la pandemia, nel 2022, con il rincaro dell’energia, le perdite saranno per ogni posto letto in Rsa e nelle strutture residenziali per disabili da 10 a 20 euro al giorno. Si rischiano pesanti aumenti delle rette a carico delle famiglie.
Proseguire così sarebbe impossibile. Tagli ai servizi agli anziani, chiusure di enti e perdite di posti di lavoro sarebbero all’orizzonte.