Alcuni lettori ci chiedono cosa succede a dicembre per la pensione di invalidità.
Inoltre non si deve dimenticare che da luglio 2020, per i percettori di pensione di invalidità al 100% è riconosciuto l’incremento al milione, già a partire dal diciottesimo anno di età, anziché aspettare i 60 anni. In questo caso il cedolino della pensione di dicembre sarà comunque doppio, e dell’importo integrato con la maggiorazione al milione.
Poichè lo stato di emergenza è stato prorogato fino al 31 dicembre 2021, con molta probabilità il pagamento della pensione di invalidità, come delle altre pensioni avverrà nel mese di novembre negli ultimi giorni, scaglionando l’accesso agli uffici postali in base alle iniziali del cognome. Ma su questo si deve attendere il provvedimento della protezione civile che detterà date e cognomi.
Pensione invalidità: più soldi a dicembre, ecco quanto
Il cedolino della pensione di dicembre, sarà disponibile tra il 19 e 22 novembre sul fascicolo previdenziale del cittadino presente sul sito dell’Inps. Dal 1 ottobre per accedere all’area riservata di MyInps è necessario solo lo Spid, oppure la carta elettronica d’identità e la carta nazionale dei servizi. Le vecchie credenziali non sono più utilizzabili.
Nel cedolino di dicembre ci sarà sia l’importo della pensione del mese di dicembre, come tutti i mesi, che la tredicesima. Ma non solo per alcuni titolari di pensione di invalidità ci sarà anche il doppio della maggiorazione sociale di 10,33 euro.
Non spetta invece a chi percepisce trattamenti assistenziali come la pensione di invalidità, l’erogazione supplementare di 154,94 euro riconosciuta a chi non supera con la propria pensione il trattamento minimo previsto, che per il 2021 è di 515,58.
Chi percepisce invece anche l’assegno di accompagnamento, si troverà ugualmente questo importo ma senza la duplicazione, in quanto questi importi non sono soggetti alla tredicesima.
Per coloro che invece hanno ricevuto d’ufficio l‘integrazione al milione si vedranno riconoscere il doppio dell’importo di 652,02 euro.
Pensione invalidità: a chi spetta la maggiorazione sociale
I titolari di pensione di invalidità che non superano determinate soglie di reddito, possono ricevere un trattamento di maggiorazione sociale di 10,33 euro al mese, per tredici mensilità. La maggiorazione sociale fu introdotta dalla legge finanziaria 2001 (dall’articolo 70, co. 6 della legge 388/2000). Le soglie di reddito da non superare si riferiscono sia al reddito personale del percettore della pensione che al reddito coniugale sommando il reddito del coniuge. In base alla legge sopra richiamata, ed in funzione delle rivalutazioni annuali dei redditi, i 10,33 euro mensili, e quindi 20,66 euro in più nel cedolino di dicembre spetterà al titolare di pensione di invalidità civile che:
- non possieda redditi propri per un importo pari o superiore all’ammontare annuo complessivo dell’assegno sociale e della predetta maggiorazione (per il 2021 questo valore è pari a 6.117,93 €);
- non possieda, se coniugato/a, redditi propri per un importo pari o superiore a quello di cui al punto precedente, nè redditi, cumulati con quelli del coniuge, per un importo pari o superiore al limite costituito dalla somma dell’ammontare annuo dell’assegno sociale comprensivo della predetta maggiorazione e dell’ammontare annuo del trattamento minimo delle pensioni a carico del Fondo pensioni lavoratori dipendenti (per il 2021 questo limite è pari a 12.820,47€).
Quali sono i redditi da considerare? Tutti quelli soggetti all’Irpef, mentre sono esclusi la stessa pensione, l’abitazione principale e tutti i redditi con tassazione alla fonte.
Pensione invalidità: doppia integrazione al milione
Nel mese di dicembre la tredicesima significa doppio importo nel cedolino, qualunque sia il valore della pensione percepita. Per le invalidità civili dal 74% in su, l’importo base della pensione di invalidità per l’anno 2021 è di 287,09 euro. Per loro quindi a dicembre l’importo sarà di 574,18 euro, cui si devono aggiungere i 20,66 euro della maggiorazione sociale.
Ma chi non ha superato le soglie di reddito personale e coniugale previste per l’incremento al milione, si vedrà accreditare 1.304,04 euro ossia il doppio di 652,02 euro. Questo è l’importo base dell’incremento al milione che è stato riconosciuto dall’Inps da luglio 2020 a chi rientrava nei requisiti indicati nei due messaggi Inps seguenti alla decisione della sentenza della Corte Costituzionale n.152/2020. Tale sentenza, nata da una contestazione da parte di un percettore della pensione di invalidità civile per il fatto che l’incremento al milione scattava dopo il compimento dei 60 anni, ha ritenuto incostituzionale quella parte di legge, la n.448/2001, che riconosceva la maggiorazione al milione solo dopo i 60 anni.
La Corte Costituzionale ha ritenuto illegittimo il requisito anagrafico, ritenendo necessario di eliminare quel vincolo al fine di garantire una pensione dignitosa a tutti i percettori di pensione d’invalidità.
L’Inps poi ha precisato che l’incremento spetta solo a chi ha una percentuale però di invalidità pari al al 100%.
L’integrazione al milione scatta però solo se sono soddisfatti in contemporanea i due requisiti reddituali.
Il percettore della pensione di invalidità non deve avere redditi personali pari o superiori a 8.476,26 euro.
Se invece il titolare della pensione di invalidità è coniugato, oltre a dover rispettare il vincolo reddituale personale deve anche rispettare il vincolo reddituale coniugale. Questo è rappresentato dalla soglia di 14.459,90 euo.
Pensione di invalidità senza maggiorazione: cosa si può fare
L’Inps ha riconosciuto d’ufficio ai titolari della pensione di invalidità, l’integrazione al milione per arrivare a 652,02 euro al mese, a chi, dai dati reddituali presenti negli archivi Inps o dall’Agenzia delle Entrate, non superava entrambe le soglie.
Ma chi ha ritenuto, o ritiene che la propria situazione reddituale, sia personale che coniugale sia tale da poter accedere all’integrazione al milione, cosa deve fare? La procedura è quella della ricostituzione della pensione.
Questa procedura consente di rideterminare l’importo della pensione su domanda dell’interessato che ritiene di rientrare nei vincoli di legge che ammettono all’incremento del milione. La ricostituzione della pensione è una domanda che deve essere inoltrata all’Inps direttamente dall’interessato o mediante la sezione dedicata sul sito dell’Inps, oppure avvalendosi di CAF o patronati.
La domanda di ricostituzione, qualora risulti accettata, farà decorrere le integrazioni dalla data di decorrenza della prestazione prevista per legge. Nel caso d’incremento al milione, la domanda di ricostituzione ammetterebbe l’integrazione da luglio 2020. Il termine per l’inoltro della domanda di ricostituzione è di 5 anni. Quindi per i ratei da luglio a dicembre 2020, la domanda si prescrive entro dicembre 2025.
La domanda di ricostituzione presentata per ottenere l’integrale riconoscimento della prestazione, non correttamente calcolata in fase di prima liquidazione pur in presenza di tutti gli elementi utili, può trovare accoglimento solo se presentata entro tre anni dal provvedimento di liquidazione della pensione, o, laddove questo non sia disponibile, dalla riscossione del primo rateo di pensione.
Nel caso in cui sopravvengano fatti successivi che determinano l’accessibilità all’integrazione al milione, la prescrizione si prescrive in cinque anni senza un periodo di decadenza.
Pensione di invalidità 74-99%: nessun incremento al milione
Resta senza soluzione, ancora, la non applicabilità dell’incremento al milione per i titolari di pensione di invalidità, con una percentuale compresa tra il 74 e 99 percento. La sentenza della Corte Costituzionale che ha ritenuto illegittimo il vincolo dell’età anagrafica per incrementare l’importo al milione (di vecchie lire) non ha “discriminato” in base alla percentuale di invalidità. Invece le applicazioni Inps non solo hanno introdotto il limite reddituale (mutuando la normativa amministrativa dall’integrazione concessa per gli over 60 anni) ma anche il vincolo della percentuale di invalidità. Così chi ha un’invalidità tra il 74 e 99% non potrà avere accesso all’incremento. Ma al momento non ci sono novità all’orizzonte, se non le battaglie condotte dalle varie organizzazioni a supporto delle persone con disabilità.
Con poco meno di 290 euro al mese, la possibilità di condurre una vita dignitosa non è possibile nè con un’invalidità al 74% nè con una al 100%. Purtroppo questo aspetto ai nostri politici sfugge e fin’ora il ministro alla disabilità, Erika Stefani non sembra aver impresso una sterzata per riconsiderare questa ingiustizia non solo per la discriminazione ma anche per il fatto che, condurre una vita dignitosa con 290 euro al mese, vincolando l’erogazione della maggiorazione al milione al reddito coniugale, è segno di una visione non inclusiva delle persone fragili come il presidente del Consiglio Mario Draghi invece sostiene.