Pensioni, nella riforma Draghi del 2022 prende quota l’estensione di uscita 5 anni prima

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Foto Roberto Monaldo / LaPresse

Interviene la nota Inps 48/2021 sulle pensioni anticipate: si va verso l’allargamento a ‘quasi tutti’ in vista della fine di quota 100 dal 2022

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Prende consistenza, nelle misure di riforma delle Pensioni che andranno a sostituire dal 2022 la quota 100, l’ipotesi di allargamento a quasi tutte le categorie lavorative – soprattutto del settore privato in attesa di nuove disposizioni per i lavoratori della Pubblica amministrazione, in particolare per le aziende partecipate con i propri addetti iscritti alla gestione dipendenti pubblici – del meccanismo di uscita con sconto fino a cinque anni rispetto alla pensione di vecchiaia o a quella anticipata dei soli contributi. Due sono i passaggi recenti che farebbero pensare a un maggiore coinvolgimento del governo Draghi nei confronti del meccanismo del contratto di espansione e degli scivoli pensionistici come soluzione agli esuberi e ai licenziamenti che riprenderanno una volta che saranno allentati i blocchi di uscita da lavoro del decreto “Sostegni”: la recente circolare Inps che ha fornito ulteriori dettagli alle uscite del 2021 con i prepensionamenti aziendali e l’interpello delle imprese a Draghi verso una maggiore inclusione delle aziende più piccole agli strumenti di esodo lavorativo.

Pensioni anticipate a 37,10 di contributi o con uscita a 62 anni: requisiti dei lavoratori e delle imprese nel 2021

Tanto più che per le imprese, mandare in pensione con un certo numero di anni di anticipo i lavoratori prossimi all’uscita, si sta rivelando un meccanismo che comporta costi ridotti e vantaggi dal punto di vista della ristrutturazione aziendale e del ricambio generazionale. Infatti, lo scivolo previdenziale contenuto nel contratto di espansione, soprattutto nella versione del 2021, toglie periodi di lavoro ai dipendenti mandandoli in pensione con cinque anni di anticipo rispetto ai 67 anni della vecchiaia o con 37 anni e 10 mesi di contributi (36,10 per le donne) con un onere che risulta meno opprimente per le imprese, soprattutto se confrontato con l’isopensione.

Dalla normativa attualmente in vigore, se il traguardo del lavoratore è uscire a 62 anni con lo sconto sulla pensione di vecchiaia, il datore di lavoro non versa i contributi a favore del dipendente, che dunque avrà un assegno pensionistico più basso rispetto a quello che avrebbe maturato se avesse continuato a lavorare. I contributi, invece, sono dovuti dal datore di lavoro se l’obiettivo del lavoratore è quello di andare in pensione anticipata con i soli contributi, risparmiando fino a cinque anni di versamenti rispetto a quanto stabilisce la riforma Fornero: tuttavia, come per l’obiettivo della pensione di vecchiaia, al datore di lavoro risulteranno ammortizzati i costi di uscita del dipendente dal periodo di utilizzo di due anni della Naspi (aumentabili fino a tre per le aziende più grandi) e della relativa contribuzione figurativa che è dovuta al lavoratore stesso.

Scivolo pensioni e circolare Inps 48/2021: esclusione uscita con cumulo, quota 100, opzione donna e quota 41 precoci

Il meccanismo di pensione anticipata con scivolo, già introdotto nel 2019 dal governo Conte I, ha riscontrato nel requisito del numero di dipendenti delle imprese il maggiore ostacolo: inizialmente fissato a 1.000, il criterio è stato abbassato dalla legge di Bilancio 2021 a 500 (numero minimo affinché le imprese possano beneficiare sia dei vantaggi dello scivolo delle pensioni che di ulteriori dodici mesi di riduzione dei versamenti mediante la riqualificazione del personale con almeno una assunzione ogni tre uscite), ed ha allargato la possibilità di beneficiare dei vantaggi dell’esodo pensionistico anche alle imprese con almeno 250 dipendenti, con gli oneri ridotti dai due anni di Naspi ma non la riqualificazione del personale.

Con la recente circolare numero 48 del 2021, l’Inps tuttavia ha chiarito che è escluso dagli scivoli pensionistici il cumulo dei contributi, rendendo più difficile l’adesione allo strumento per quei lavoratori che originariamente effettuavano versamenti ai fondi speciali, come telefonia, elettricità e poste, e che quindi si trovano con contribuzioni sparse in più gestioni. Per questi lavoratori, l’unica soluzione è rappresentata dalla richiesta di ricongiunzione onerosa al fine di trasferire i contributi in un’unica gestione dietro pagamento dell’importo da saldare prima dell’accesso al prepensionamento. Peraltro, la stessa circolare Inps ha ribadito l’esclusione dello strumento per il conseguimento di formule di uscita anticipata come opzione donnaquota 100 e quota 41 dei lavoratori precoci.

Pensioni con uscita anticipata di 60 mesi: Draghi verso l’estensione a quasi tutti

La novità degli ultimi giorni riguarda il possibile allargamento alla formula di pensione anticipata con uscita di cinque anni prima per le imprese più piccole rispetto ai criteri fissati dalla legge di Bilancio 2021. Infatti, un interpello inviato dieci giorni fa da Confindustria direttamente a Mario Draghi chiederebbe l’estensione dello strumento del contratto di espansione anche alle imprese al di sotto dei 250 dipendenti. Attualmente si ragiona su una soglia di 150 o, addirittura, di 100 dipendenti, allargando di fatto il prepensionamento a “quasi tutti” e lasciando fuori solo le piccolissime e micro-imprese.

Il dossier di Confindustria è sul tavolo di Draghi che sta pensando di rifinanziare lo strumento nella legge di Bilancio 2022, provvedimento che dovrà trovare soluzioni alla fine della sperimentazione di quota 100.

 

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