Con la sentenza 152 della Corte Costituzionale di luglio 2020 l’aumento delle pensioni è stato esteso anche ai titolari di pensione di inabilità, invalidi civili totali, ciechi civili assoluti e sordi, o di pensione di inabilità fin dal compimento dei diciotto anni, senza aspettare i sessanta.
Recita la sentenza che il requisito anagrafico finora previsto dalla legge è irragionevole perché “le minorazioni fisio-psichiche, tali da importare un’invalidità totale, non sono diverse nella fase anagrafica compresa tra i diciotto anni (ovvero quando sorge il diritto alla pensione di invalidità) e i cinquantanove, rispetto alla fase che consegue al raggiungimento del sessantesimo anno di età, poiché la limitazione discende, a monte, da una condizione patologica intrinseca e non dal fisiologico e sopravvenuto invecchiamento”.
La maggiorazione economica!
Come spiega il sito quifinanza.it, il nuovo trattamento è stato esteso a tutti gli invalidi civili 100%, dai diciotto ai sessanta anni, senza attendere il compimento del sessantesimo anno di età. Per loro è stata riconosciuta d’ufficio, a determinate condizioni di reddito, una maggiorazione economica di 286 euro mensili fino ad un massimo di 651 euro al mese per tredici mensilità, il cosiddetto “incremento al milione”.
Discriminazione!
In effetti la sentenza ha superato una vecchia legge (la legge n° 448 del 2001 all’articolo n° 38), che prevedeva espressamente che il diritto all’incremento al milione era dovuto solo alle persone con più di sessanta anni di età. Una evidente discriminazione che ha indotto i costituzionalisti della Consulta, a sancire l’estensione di questo diritto anche a chi non aveva sessanta anni.