Fisco, addio saldo e acconto del 730: pronta riforma dei pagamenti

Pagamenti mensili e prelievi direttamente dal conto corrente: la riforma che potrebbe cambiare la dichiarazione dei redditi

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Addio al sistema di saldo e acconto che caratterizza i versamenti del modello 730: i pagamenti annuali su quanto dichiarato in sede di dichiarazione dei redditi potrebbero cedere il posto a quelli mensili.

Questa è l’idea del direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini il quale, in un’intervista rilasciata a Repubblica, ha esposto quelli che – secondo lui – sono gli interventi che il Governo, attraverso una riforma fiscale, dovrebbero al più presto promuovere.

Modello 730, i nuovi metodi di pagamento

Con la riforma annunciata da Ruffini, di fatto, si attuerebbe una vera e propria rivoluzione per le partite Iva. I liberi professionisti, abituati a versare annualmente al Fisco quanto dovuto (sotto forma di saldo e acconto appunto), diventerebbero in questo modo dei contribuenti mensili.

Tutto ciò, come è stato detto, sarebbe possibile estendendo la dichiarazione precompilata alle partite Iva. Come ha spiegato il direttore dell’Agenzia, infatti, se viene riconosciuta al Fisco la possibilità di precompilare le dichiarazioni annuali Irpef degli autonomi, l’Amministrazione Finanziaria avrà i mezzi per calcolare mese per mese quanto deve incassare o restituire. Così facendo, ha aggiunto Ruffini, si potrà introdurre un sistema di prelievi, compensazioni e rimborsi infrannuali e sarà possibile dire addio al sistema di saldi e acconti annuali, che spesso producono problemi di liquidità.

Una riforma fiscale ai tempi del Coronavirus

Il Coronavirus ha messo a dura prova diversi imprenditori in Italia, per questo motivo è diventata sempre più forte l’esigenza di dover procedere con una riforma fiscale che tenga conto di tutte le criticità emerse durante e dopo l’emergenza sanitaria.

Bisogna andare incontro alle partite Iva, che sono tra i professionisti più colpiti dalla crisi, e se bonus e aiuti non bastano, allora bisogna anche pensare a come concedere loro un po’ più di respiro da un punto di vista fiscale.

“A loro – ha detto Ruffini rivolgendosi alle partite Iva – dovrebbe essere esteso il sistema di tassazione per cassa, consentendo l’immediata deducibilità degli investimenti, invece di diluirla nel tempo con gli ammortamenti. Questa sorta di cash flow tax potrebbe essere un buon strumento per far ripartire gli investimenti e quindi la produzione”.

Se c’è un modo per “uscire da questo labirinto una volta per tutte”, ha affermato il direttore, è quello di procedere appunto con questo sistema della tassazione per cassa.

La cash flow tax infatti, se pienamente applicata, potrebbe “cancellare alcune voci meramente contabili, come ammortamenti, rimanenze, accantonamenti, rendendo possibile una precompilata Irpef anche per i titolari di partita Iva”, il che secondo il direttore ridurrebbe di non poco i problemi di liquidità.

Cosa cambia per le partite Iva

Da quanto esposto da Ruffini, se la riforma fiscale dovesse essere così strutturata, la stessa andrebbe ad incidere sopratutto sul sistema di pagamenti al Fisco che, come già detto sopra, per le partite Iva non sarebbero più annuali.

Dunque, insieme a saldi e acconti si direbbe addio anche alla ritenuta d’acconto, così da aprire la strada ad un sistema di liquidazione periodica mensile delle imposte sui redditi che terrà conto dell’andamento della cassa delle imprese. L’addebito delle somme dovute, inoltre, avverrà direttamente tramite dei prelievi dai conti corrente, ma solo dopo l’autorizzazione o la compensazione delle perdite nel primo periodo successivo utile da parte del contribuente.

 

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