Pnrr, Guerra (Mef): ”scoraggia obbligo su rispetto ‘quote’ disabili”

0
426 Numero visite

Con il Pnrr ”abbiamo introdotto delle premialità, che sono anche requisiti, che devono essere soddisfatti per partecipare agli appalti”, sulle ‘quote’ di giovani e donne.

Ma c’è un requisito ulteriore: ”al momento della presentazione del progetto, l’impresa deve aver assolto gli obblighi sulle persone con disabilità. E’ importante ma è veramente scoraggiante dover mettere un obbligo su un obbligo”. Lo afferma il sottosegretario al ministero dell’Economia, Maria Cecilia Guerra, intervenendo al dibattito organizzato dalla Cgil dal titolo ‘Il lavoro non scende dal cielo’. ”E’ un dato impressionante che abbiamo un obbligo che, spesso, viene assolutamente bypassato e ignorato. Questo è assolutamente grave”, sottolinea Guerra.

”L’ottica del lavoro, per le persone con disabilità, deve sposare a pieno il fatto che, a pari dignità, devono avere un lavoro come un diritto e tutto quello che noi non stiamo facendo perché questo avvenga è un vulnus gravissimo per una società civile”, afferma il sottosegretario. ”Noi abbiamo degli istituti sociali per cui il fatto di avere un proprio reddito, anche se piccolo, può comportare delle perdite di prestazioni” anche per la pensione di reversibilità. Secondo Guerra occorre ”affrontare questo tema perché se creiamo una situazione di trappola del welfare, per cui quello sforzo che la persona riesce a fare, quell’occasione che in questa situazione cupa riesce a trovare, si traduce in rischio di effettiva perdita o riduzione sensibile di un altro beneficio, è una cosa sbagliata. Quindi dobbiamo studiare degli strumenti di accompagnamento per evitare la trappola”.

Inoltre Guerra invita a riflettere sulla ”prospettiva completamente nuova” che apre la possibilità di lavorare a distanza ma avverte anche sui rischi di un possibile risvolto ”segregante”. ”Se voglio favorire il lavoro a distanza perché non riesco a creare nella città un trasporto, una mobilità che sia attenta e adeguata alle persone con disabilità, non faccio un buon servizio”’, sottolinea. Il lavoro a distanza ”diventa non un’occasione ma un confinamento: non ti lascio muovere da casa, perché se i trasporti non sono adeguati non ti lascio muovere da casa, però ti permetto di lavorare a distanza. Quindi quella che è una magnifica opportunità diventa una schiavitù”.(Adnkronos)

 

L'informazione completa