Passato un po’ in sordina, ma ancora valido.
Stiamo parlando del cosiddetto Scivolo Orlando, che permette di andare in pensione a 62 anni. Ci riferiamo alla proposta di Andrea Orlando, Ministro del Lavoro, che punta ad ampliare la platea dei lavoratori, che hanno la possibilità di accedere ai contratti di espansione e conseguentemente alla possibilità di andare in pensione cinque anni in anticipo.
DI PIERPAOLO MOLINENGO
Passato un po’ in sordina, ma ancora valido. Stiamo parlando del cosiddetto Scivolo Orlando, che permette di andare in pensione a 62 anni. Ci riferiamo alla proposta di Andrea Orlando, Ministro del Lavoro, che punta ad ampliare la platea dei lavoratori, che hanno la possibilità di accedere ai contratti di espansione e conseguentemente alla possibilità di andare in pensione cinque anni in anticipo.
Una proposta a tutti gli effetti, che in qualche modo potrebbe andare a rimpiazzare Quota 100, che tra pochi mesi è destinata a chiudere il proprio cammino. Una misura che dovrebbe garantire una certa flessibilità per i lavoratori che sono ad un passo dalla pensione. Ma proviamo ad andare a vedere, in concreto, in cosa consiste questa soluzione che potrebbe accontentare una parte dei dipendenti.
Pensioni, lo scivolo Orlando!
Tra le tante misure che erano state inserite all’interno del Decreto Sostegni bis, Andrea Orlando si era soffermato sul potenziamento del contratto di espansione, una misura che la Legge di Bilancio 2021 ha confermato per tutto l’anno in corso. Questa particolare formula di contratto permette ai lavoratori di andare in pensione anticipatamente: è possibile uscire dal mondo del lavoro cinque anni prima rispetto ai requisiti previsti dalla pensione di vecchiaia. Facendo due conti al volo, questo significherebbe avere la possibilità di andare in pensione a 62 anni.
Per poter usufruire del contratto di espansione è necessario che azienda e sindacati sottoscrivano un accordo presso il Ministero del Lavoro. Questo accordo, oltre all’uscita anticipata dal lavoro dei dipendenti, deve contenere anche un determinato numero di nuove assunzioni qualificate – anche con la formula dell’apprendistato – ed ha lo scopo di promuovere la reindustrializzazione e la riorganizzazione delle imprese, anche in ottica di sviluppo tecnologico dell’attività. Uno degli scopi di questa iniziativa è quella di favorire la ristrutturazione delle imprese in crisi e promuovere il ricambio generazione. Il tutto senza ricorrere agli incentici all’esodo.
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L’accompagnamento alla pensione!
Ad essere sinceri questa formula non è completamente nuova, perché era stata introdotta dal cosiddetto decreto Crescita del 2019. In quel caso, però, la misura era riservata alle aziende di grandi dimensioni, quelle, per intenderci, che nel proprio organico hanno più di 1.000 dipendenti. Ma soprattutto dava la possibilità di andare in pensione con solo e soltanto due anni di anticipo. Grazie all’ultima manovra la platea dei beneficiari della misura è stata ampliata: sono state coinvolte anche le medie imprese, con un ogrganico costituito da 250 lavoratori.
Il decreto sostegni bis ha fatto un passo in avanti. Ha abbassato ulteriormente la soglia per poter accedere al contratto di espansione, permettendo di adervi alle aziende con 10 dipendenti, arrivando ad ampliare la platea dei possibili beneficiari a qualcosa come 15.000 aziende e circa 27.000 dipendenti nel 2021 ed altrettanti nel 2022. Sono molte le opportunità che offre il contratto di espansione, oltre a quella di andare in pensione in anticipo: è possibile ridurre l’orario di lavoro per quei lavoratori che siano privi dei requisiti per poter accedere al cosiddeto scivolo Orlando.
Hanno la possibilità di accedere al contratto di espansione:
- dipendenti a tempo indeterminato;
- dirigenti;
- apprendisti.
Per poter accedere a questa misura i lavoratori interessati sovranno trovarsi, alla data di risoluzione del rapporto lavorativo, a non più di 5 anni dalla prima data utile per la pensione di vecchiaia.
Una proposta un po’ onerosa!
Perché il datore di lavoro possa usufruire del contratto di espansione deve presentare una fideiussione bancaria, che grantisca la solvibilità in funzione degli oneri che l’impresa deve sottoscrivere per rispettare la norma. La fideiussione dovrà, soprattutto, garantire l’adempimento degli obblighi assunti dall’impresa, soprattutto quelli che hanno come oggetto il versamento della prestazione edei contributi correlati.
Nel dettaglio Leggioggi spiega:
Ai fini della fideiussione, l’importo complessivamente dovuto deve essere maggiorato di una parte variabile pari almeno al 15%, in funzione delle successive determinazioni adottate dall’Istituto. Il datore di lavoro esodante deve consegnare alla Struttura territoriale presso la quale assolve i propri obblighi contributivi il documento bancario attestante la fideiussione a garanzia degli obblighi di cui al programma di esodo. La predetta Struttura territoriale, verificata la conformità della fideiussione agli obblighi indicati nel prospetto Inps, ne comunica l’accettazione al datore di lavoro e alla banca. L’erogazione della prestazione avviene in presenza del versamento anticipato mensile da parte del datore di lavoro. In caso di mancato versamento, l’Istituto procede a notificare al datore di lavoro un avviso di mancato pagamento.