Quali sono le categorie protette sul lavoro previste da leggi e CCNL 2021

Sul fronte lavorativo, secondo le norme in vigore, se l'azienda occupa oltre 50 dipendenti, la quota di riserva per le categorie protette deve essere pari al 7% dei lavoratori

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Categorie protette sul lavoro, quali sono?

Nella lista delle categorie protette sono compresi invalidi di guerra, invalidi di servizio, non vedenti, non udenti, invalidi del lavoro, invalidi civili, profughi italiani, orfani, familiari superstiti.

Sentiamo spesso parlare di categorie protette, ma cosa si intende esattamente con questa definizione? Chi rientra in questa categoria sulla base della normativa in vigore? Si tratta di una definizione di grande importanza poiché riguarda il mondo del lavoro ed è disciplinata dal una legge ben precisa ovvero la numero 68 del 1999.

A tal proposito, spieghiamo subito che per beneficiare delle tutele occupazionali previste questa legge non è sufficiente la semplice appartenenza alle categorie protette, ma occorre iscriversi alle liste di collocamento mirato. In questo caso occorre essere occupati con rapporto di lavoro subordinato di durata fino a 6 mesi.

Allo stesso tempo il lavoro svolto, subordinato o parasubordinato, deve produrre un reddito inferiore a 8.000 euro lordi all’anno ma se autonomo il reddito non deve superare la soglia di 4.800 euro lordi all’anno.

Infine, al di là delle limitazioni legate al reddito, l’attività lavorativa deve essere esercitata nell’ambito di progetti ben precisi. Analizziamo quindi cosa prevedono le normative in vigore ed esattamente:

  • Categorie protette sul lavoro, quali sono
  • Cosa prevedono leggi e Ccnl 2021 sulle categorie protette

Categorie protette sul lavoro, quali sono

Nella lista delle categorie protette sono compresi invalidi di guerra, invalidi di servizio, non vedenti, non udenti, invalidi del lavoro, invalidi civili, profughi italiani, orfani, familiari superstiti.

Ancora più precisamente, si stratta delle le persone che percepiscono l’assegno di assistenza per gli invalidi civili parziali, o pensione d’invalidità civile, per accertamento da parte dell’Inps di una riduzione permanente a meno di un terzo della capacità lavorativa.

Delle persone in età lavorativa con minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali e i portatori di handicap intellettivo, in possesso di una invalidità ovvero riduzione della capacità lavorativa, superiore al 45%. E poi degli invalidi di guerra, gli invalidi civili di guerra e gli invalidi per servizio con minorazioni ascritte dalla prima all’ottava categoria.

Quindi dei sordomuti ovvero le persone colpite da sordità sin dalla nascita o prima dell’apprendimento della parola. Poi degli invalidi del lavoro, con un grado di invalidità, accertato dall’Inail, superiore al 33%, e dei i ciechi assoluti o con un residuo visivo non superiore a una decimo a entrambi gli occhi.

Per essere riconosciuti persone socialmente svantaggiate è necessaria la certificazione della Asl.

Cosa prevedono leggi e Ccnl 2021 sulle categorie protette

Sul fronte lavorativo, alcune aziende sono quindi chiamate a riservare una percentuale di posti ai lavoratori svantaggiati, in base al numero complessivo di dipendenti detenuto dalla società.

La legge 68 riconosce una agevolazioni di natura fiscale, incentivi offerti alle aziende che assumono persone delle categorie protette, come l’esenzione parziale del pagamento dei contributi assistenziali e previdenziali. Secondo le norme in vigore, se l’azienda occupa oltre 50 dipendenti, la quota di riserva per le categorie protette deve essere pari al 7% dei lavoratori occupati.

Ma se occupa da 36 a 50 dipendenti, la quota è pari a 2 lavoratori disabili. Infine da 15 a 35 dipendenti, la quota è di 1 lavoratore disabile. Tuttavia una particolare quota di riserva è destinata ai soggetti non disabili ma che appartengono alle categorie protette in virtù delle situazioni di svantaggio o disagio sociale.

Più esattamente è di 1 lavoratore se l’azienda occupa da 51 a 150, e dell’1% se occupa più di 150 dipendenti. La quota di riserva viene calcolata sulla base del computo del numero di lavoratori dell’azienda. E anche in questo caso l’elenco è molto lungo. Provando allora a sintetizzare, il quadro è il seguente:

  • assunzione di almeno un lavoratore di categoria protetta nel caso delle imprese tra 15 e 35 dipendenti
  • assunzione di almeno due lavoratori di categorie protette nel caso delle imprese tra 36 e 50 dipendenti
  • assunzione di almeno 7% di lavoratori di categorie protette nel caso delle imprese con più di 50 dipendenti

 

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