ROMA –Sono trascorsi 20 anni (era il 12 marzo 1999) dall’approvazione della legge 68/1999 “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”, grazie alla quale l’Italia si dotava di uno strumento normativo volto a superare una visione esclusivamente assistenziale delle persone con disabilità e a porre le basi per una loro piena inclusione sociale.
La Comunità di Sant’Egidio sottolinea la ricorrenza, e attraverso una nota ricorda come la legge 68, “oltre a fissare per i datori di lavoro, pubblici e privati, quote di assunzioni di lavoratori disabili e stabilire agevolazioni fiscali e contributive per le aziende virtuose, prevedeva una serie di servizi di sostegno e di collocamento mirato per facilitarne l’attuazione”. Ma accanto alla normativa scritta sulla carta c’è la realtà, e, prosegue Sant’Egidio, “a vent’anni di distanza permangono non pochi ostacoli per la sua piena attuazione: il tasso di occupazione delle persone con disabilità è sempre rimasto di gran lunga inferiore rispetto allo standard dei lavoratori senza disabilità. Inoltre, una delle principali riforme introdotte da quella legge, la formazione professionale, non si è rilevata strumento adeguato: in numerosi casi, infatti, corsi, tirocini e stage non hanno portato a uno sbocco lavorativo, avendo avuto il solo effetto di un avvicinamento al mondo del lavoro”.
In questo panorama, ricordando che la legge 68/1999 è una vera e propria conquista di civiltà e rappresenta una legislazione avanzata a livello europeo, l’esperienza della Comunità di Sant’Egidio dimostra che è possibile realizzarla in modo compiuto. E’ il caso della “Trattoria degli amici”, un ristorante nel cuore di Trastevere, che offre impiego stabile a 12 lavoratori con disabilità e, nel corso di 20 anni di attività, ha formato decine di professionisti della ristorazione (camerieri, aiuto-cuochi, sommelier) ora impiegati in diversi locali della Capitale e ha sostenuto, con la sua esperienza, iniziative analoghe in diverse città d’Italia. “Un’iniziativa che dimostra come sia possibile valorizzare le persone con disabilità nelle loro capacità, anche professionali – dichiarano da Sant’Egidio -, in modo che possano contribuire con il proprio lavoro al benessere comune e creare una società davvero inclusiva”.
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