La loro storia era iniziata nel 2023 e per poco meno di un anno avevano convissuto in un appartamento di Orbassano
di Giulia D’Aleo
Redazione La Repubblica Torino
Da tempo aveva iniziato a sfogare la sua rabbia su di lui, insultandolo e picchiandolo dopo liti banali. Lo scorso aprile, lo aveva costretto a rimanere in mutande per non farlo uscire da casa. “Fai schifo”, gli aveva poi urlato poco prima di colpirlo quattro volte con il coltello con cui stava pelando le patate. Per questo motivo Giulia, 29 anni, è stata condannata dal tribunale di Torino a quattro anni per tentato omicidio e maltrattamenti nei confronti dell’ex compagno, un uomo di 31 anni.
La loro storia era iniziata nel 2023 e per poco meno di un anno avevano convissuto in un appartamento di Orbassano. Da fuori era un rapporto insospettabile: i due, entrambi persone sorde, erano riusciti a costruirsi una vita autonoma e apparentemente felice. Ma la realtà era diversa. Le botte erano continue, spesso con calci e pugni, persino con testate sul volto che gli facevano sanguinare il naso. Ogni volta la ragazza tentava di giustificare i suoi comportamenti violenti parlando abusi subiti da un precedente fidanzato, che però non esistevano.
E così il 31enne si trovava totalmente assoggettato, intrappolato in uno stato di umiliazione e paura costanti. Solo in un’occasione aveva chiesto l’aiuto dei genitori per sottrarsi alla compagna: per sfuggire alle aggressioni si era chiuso nel bagno dell’appartamento e li aveva avvertiti per telefono. Finché, il 17 maggio dello scorso anno, la situazione è esplosa. Per evitare di sottostare alle botte, il 31enne aveva tentato di abbandonare l’appartamento, ma Giulia lo aveva costretto a rimanere in mutande, poi gli aveva urlato che “faceva schifo”. Dopo averlo colpito più volte con calci e pugni, lo aveva anche accoltellato ripetutamente all’addome con un coltello da cucina. Una ferita potenzialmente mortale, come ha poi rilevato la perizia del medico legale Roberto Testi. Il ragazzo è riuscito a salvarsi solo uscendo dall’appartamento e chiedendo aiuto ai vicini.
In quel momento era scattata la denuncia, che aveva portato alla luce tutto il sommerso di quei mesi. Nel passato di Giulia, durante le indagini erano poi venute a galla altre storie simili, violenze sul precedente fidanzato. La ragazza aveva tentato di chiedere scusa con una lettera, poi aveva offerto un risarcimento di mille euro. Ma non è bastato. Per lei il pm aveva chiesto una condanna di sei anni, ridotti dalla giudice a quattro anni di detenzione domiciliare con varie restrizioni. La sentenza di oggi, arrivata in tempi brevi, “ci rende soddisfatti – commenta l’avvocata dell’uomo, Caterina Biafora -. Sono state riconosciute le violenze, ma la vittima e la sua famiglia non volevano che Giulia finisse in carcere. La conoscevano da tempo e si sono affezionati, è una ragazza fragile. A loro basta questa condanna e che lei stia seguendo un percorso di cura”. “Io non ce l’ho con la ragazzina – è il commento della mamma del ragazzo -: ce l’ho con i genitori che avrebbero dovuto seguirla”. Anche il trentunenne è ancora in cura: “Ha patito molto questa situazione – spiega la legale -, ma ha una rete familiare forte, che lo ha aiutato ad affrontare tutto il processo”.