Il ministero dell’Interno è stato citato come responsabile nel procedimento che vede imputati tre poliziotti coinvolti nella vicenda di Hasib Omerovic, il 36enne sordomuto precipitato dalla finestra della abitazione doveva viveva a Primavalle, nel luglio del 2022, mentre era in corso un’attività di controllo da parte degli agenti, rimanendo gravemente ferito. A deciderlo è stato il gup di Roma accoglienza una istanza delle parti civili.
Le accuse per i poliziotti
Nei confronti degli imputati le accuse, a seconda delle posizioni, sono di tortura e falso. Il procedimento è stato aggiornato al 21 febbraio. A settembre Fabrizio Ferrari, 35 anni, uno degli agenti presenti nell’appartamento il giorno del dramma, ha patteggiato una pena di undici mesi: era accusato di aver redatto un verbale falso insieme a tre colleghi per nascondere le sevizie compiute sul 37enne. Il blitz degli agenti, non autorizzato, ebbe luogo a seguito di voci di quartiere secondo le quali Omerovic veniva ritenuto – senza fondamento – responsabile di aver molestato diverse adolescenti.
Due degli imputati, accusati di falso, hanno annunciato che chiederanno il rito abbreviato. Grazie alla testimonianza di Ferrari la Procura ha potuto ricostruire cosa ha spinto Omerovic a fuggire la mattina del 25 luglio 2022, gettandosi dalla finestra e rischiando la morte.
La ricostruzione
Nella ricostruzione degli investigatori quel giorno i quattro agenti vanno a casa dell’uomo. In casa con Hasib c’è Sonita, la sorella di 30 anni, affetta da un leggero ritardo cognitivo. È lei che apre la porta ai poliziotti e viene condotta nel salone di casa da Alessandro Sicuranza e Maria Rosa Natale.
Pellegrini, secondo l’accusa, aggredisce Omerovic con schiaffi tra il collo ed il viso. Poi gli urla contro: «Non ti azzardare mai più a fare quelle cose, a scattare foto a quella ragazzina». Infine lega Omerovic a una sedia con il filo dell’elettricità del ventilatore. Nonostante Hasib sia fermo, lo minaccia e lo schiaffeggia. Il 36enne, terrorizzato, cerca la fuga, gettandosi dalla finestra. Si salverà per miracolo.
Il reato di tortura viene contestato all’assistente capo della polizia Andrea Pellegrini, all’epoca dei fatti in servizio nel distretto di Primavalle. L’abbreviato verrà sollecitato anche dagli altri imputati Alessandro Sicuranza e Maria Rosa Natale. Ammessi come parti civili i familiari di Omerovic e l’associazione «21 Luglio». «Siamo soddisfatti – commenta il legale di parte civile, Arturo Salerni -. Questi fatti quando avvengono nell’esercizio delle funzioni e nelle forze di polizia assumono ancora maggiore rilevanza».
Redazione Corriere della Sera