Viterbo, disabile bullizzato da due ventenni. Minacciato e costretto a fumare spinelli

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Ad appena 17 anni venne bullizzato e malmenato da due compaesani che per lungo tempo lo avrebbero intimorito. Si tratta di un ventenne disabile, di origini marocchine, residente in un piccolo centro della provincia, che nel 2017 finì nella morsa dei due imputati, i quali si sarebbero fatti consegnare dal ragazzo portatore di handicap, all’epoca minorenne, dei soldi e un cellulare di ultima generazione.

di Valeria Terranova

Insieme lo avrebbero costretto a fumare uno spinello e lo avrebbero picchiato ogni qualvolta provasse a sottrarsi alle continue prevaricazioni. Il ragazzo in seguito all’ultimo episodio riuscì a confidarsi con il padre, il quale lo portò in caserma per denunciare i propri aguzzini.

Il processo a carico di due imputati è ripreso ieri davanti al collegio con la testimonianza di un 22enne, al quale i due presunti colpevoli avrebbero spillato in tutto circa 600 euro, di cui 350 euro facevano parte del budget, destinato alle lezioni che avrebbe dovuto intraprendere presso una scuola guida. Lo scorso aprile nel corso della propria deposizione il padre della vittima raccontò come ebbe inizio la vicenda. “Il 30 giugno del 2017 mio figlio tornò a casa impaurito e ferito – ha riferito l’uomo-. Quando gli chiesi cosa fosse successo mi rivelò che due ragazzi del paese lo avevano preso a pugni e a schiaffi perché si era ribellato. I due lo avevano infatti obbligato a fumare uno spinello contro la sua volontà. Poi avevano preteso che consegnasse loro un Iphone che avevo acquistato da poco per lui, completo di confezione e garanzia. A quel punto decisi di affrontarli, ma mi aggredirono e mi minacciarono. Mio figlio purtroppo ha difficoltà a parlare. Ha da poco imparato a utilizzare il linguaggio dei segni, ma non sente bene e a volte non riesce a dire quello che pensa. Pochi giorni prima tra l’altro mi accorsi che mancavano 1000 euro che avevo riposto in un armadio e penso che lo avessero costretto anche a rubare”. Il genitore proseguendo ha inoltre sostenuto che in precedenza le stesse persone avrebbero sottratto al figlio dei capi d’ abbigliamento, una catenina, un orologio costoso e avrebbero fatto shopping a Viterbo a spese del giovane

In particolare, l’uomo ha supposto che dietro al furto dello smartphone si celasse un debito di droga contratto da un altro ragazzo, anche lui nordafricano, che il figlio accompagnò a un appuntamento con i due imputati nella piazza principale del borgo. Il dibattimento riprenderà il 4 maggio con l’ascolto degli ultimi tre testimoni dell’accusa.

 

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