Una storia drammatica quella raccontata da Giusy Vaccari alla nostra redazione:
9 settembre – un appello alla sensibilità e alla professionalità dei sanitari del nostro territorio, infatti, è stato lanciato dalla salernitana preoccupatissima per le condizioni di salute di suo padre, Francesco Vaccari, originario di Cosenza, del ’46, ma residente a Giffoni Valle Piana e già vigile urbano a Pisciotta.
L’uomo, positivo al Covid, è stato vittima di un presunto grave furto in ospedale: qualcuno ha rubato il suo apparecchio acustico durante il ricovero, impedendogli ogni contatto esterno, oltre il danno economico e aggravando le sofferenze già patite.
A raccontare l’incubo che sta vivendo il signor Vaccari con la sua famiglia, dunque, la figlia Giusy:
Dopo la vaccinazione nonostante fosse vaccinato con la prima dose di Astrazeneca, in aprile mio padre risultò positivo al Covid, peggiorò rapidamente e fù necessario il ricovero al Ruggi. Da allora è cominciato il nostro calvario. Prima il Ruggi, poi, una volta negativizzato fu trasportato al Da Procida, poi a Campolongo, quindi una settimana a casa, nuovo peggioramento e relativo nuovo ricovero prima al Da Procida e poi nuovamente al Ruggi.
Attualmente mio padre è ricoverato presso il reparto di epatologia dell’ Ospedale “Ruggi” di Salerno dal pomeriggio del giorno 07.09.2021, ma come detto, sono circa 5 mesi che viene trasferito da una struttura sanitaria all’altra restando spesso, per giorni interi, in attesa di un posto di ricovero in reparti adeguati al suo preoccupante e drammatico stato di salute. Gravi postumi lo perseguitano tanto che ora è completamente allettato e pare non si riesca a giungere ad una diagnosi chiara e risolutiva. Inoltre, sino al giorno 07.09.2021 è stato ricoverato presso il reparto di riabilitazione posto al primo piano dell’ ospedale “Da Procida” di Salerno, sin dall’inizio del ricovero era impossibilitato ad alzarsi dal letto e a camminare in autonomia per questo quanto sto per dire è ancora più cocente per me e la mia famiglia.
Sono svariati anni che mio padre è affetto da grave sordità e solo tramite particolare e costosa attrezzatura acustica riesce a relazionarsi con il mondo esterno e ad udire suoni e rumori, ed il giorno 4 settembre, durante il suo ricovero presso il predetto reparto dell’ Ospedale “Da Procida” dopo aver cenato, per riposare, ha tolto il suo apparecchio acustico per poggiarlo sul pianale portaoggetti a lui in uso adiacente la postazione letto. Al risveglio, ha notato che il predetto apparecchio di colore nero e grande circa 5 – 7 cm, non era più dove lo aveva riposto. Mio padre ha subito allertato il personale sanitario e noi familiari sperando in approfondite e accurate ricerche che, ahimè, non hanno prodotto alcun risultato.
A causa delle sue attuali condizioni di salute che non gli consentono alcun tipo di spostamento autonomo è di pura evidenza che l’evento non è in alcun modo attribuibile a suoi comportamenti. Lo stato di sofferenza in cui versa papà, l’impossibilità a poter recepire informazioni dal mondo esterno o dai sanitari, gli procurano un forte senso di ansia, agitazione e stordimento, poiché la fattispecie descritta acuisce le già considerevoli sofferenze da lui patite. Oltre al danno economico (valore apparecchio euro 5.000,00 circa), è evidente che è vittima di uno stato di alienazione da lui non determinato che rende inumana la sua condizione.
Insomma quanto da noi subito, facendo seguito a primo contatto intercorso tra noi familiari e la Stazione Carabinieri della mia residenza di Giffoni V.P., ha spinto mio padre a chiedere l’intervento della Direzione Generale dell’ ospedale, del Comando Provinciale dei Carabinieri, del Governatore De Luca e di un legale di fiducia, richiesta effettuata mediante l’invio di raccomandate per chiedere a dette autorità, per quanto di propria competenza, celere intervento al fine di accertare e valutare le responsabilità relativamente alla fattispecie descritta ed eventualmente attivarsi affinché il fatto venga perseguito a norma di legge.