Come nel gioco dell’oca: caso di Loredana al punto di partenza

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Ha ucciso il figlio, da dicembre è detenuta in carcere “sine titulo”

Benevento.  

I tratti sembrano ormai quelli di una telenovela. Anche se, rispetto alla scrittura di una soap opera, che pure prevede, ogni tanto, un colpo di scena, questa storia continua a ripetersi uguale a se stessa.

Immagine riflessa dallo specchio immutabile di un sistema che non riesce a superare i suoi problemi. Come quelli che da mesi incombono su Loredana Morelli, la 36enne di Campolattaro, sordomuta ed affetta da una forma psicopatologica, che il 15 settembre del 2019 aveva ucciso Diego, il figlio di quattro mesi.

A dicembre avrebbe dovuto lasciare la casa circondariale di contrada Capodimonte, ma è incredibilmente ancora lì, detenuta “sine titulo”. Il suo caso, ampiamente noto, ha infatti registrato, nei giorni scorsi, un’ulteriore, incomprensibile pagina. Il Riesame di Napoli ne ha infatti ordinato l’accompagnamento presso una struttura, incappando, però, nello stesso errore compiuto a dicembre nella prima, identica decisione, con l’indicazione nel provvedimento dell’indirizzo della sede legale della cooperativa, non della struttura che avrebbe dovuto accogliere la donna.

Ecco perchè la polizia penitenziaria, che si era occupata del trasferimento, ha dovuto fare marcia indietro dinanzi a quel civico di via San Pasquale, a Benevento, e all’assenza del centro scelto. Loredana è dunque rientrata in carcere, dove non dovrebbe trovarsi per il suo stato di salute.

E’ l’ennesimo capitolo di una vicenda assurda, sulla quale i suoi difensori, gli avvocati Matteo De Longis e Michele Maselli, hanno ingaggiato una battaglia di cui non si scorge ancora la conclusione, anche perchè la struttura che dovrebbe ospitare Loredana ha espresso il suo no, come aveva fatto già in precedenza, perchè manca il Piano di trattamento riabilitativo individuale che dovrebbe essere redatto dall’Asl di Avellino perchè l’imputata è residente a Quadrelle.

Un versante, quello del Piano, al centro di un giudizio civile intentato ad Avellino dai legali: appuntamento il 10 marzo.

Insomma, come nel gioco dell’oca, ad un passo che appare fatto in avanti, ne seguono due all’indietro, e si torna al punto di partenza di un racconto approdato un paio di settimane fa anche alla Commissione giustizia della Camera, dove il presidente, Mario Perantoni ha chiesto al ministero della Salute come mai l’Asl competente non abbia ancora preparato il Piano per Loredana  -da Roma è subito partita una nota destinata alla Regione Campania, alle Asl di Avellino e Benevento, e per conoscenza al Tribunale sannita- , e a quello della Giustizia, per sapere se nella sua stessa condizione versino in Italia anche altre persone.

A tutto ciò si è poi aggiunta l’indisponibilità ad accoglierla, manifestata sia suoi congiunti, sia da una clinica di Avellino, per la particolare complessità della situazione di Loredana, per la quale la Corte di assise- nuova udienza il 22 marzo – ha stabilito una perizia psichiatrica, per accertarne la capacità di intendere e di volere, e di stare in giudizio, e la pericolosità sociale.

 

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