Iniziativa del presidente della Commissione giustizia, che scrive a dicasteri Salute e Giustizia
Chieste informazioni a Regione Campania ed Asl di Avellino e Benevento
Benevento. Il rimbalzo mediatico della sua storia, quella di una persona detenuta “sine titulo”, è stato ampio ed è andato ben al di là dei confini provinciali. Fino ad approdare alla Commissione giustizia della Camera dei deputati, dove ha richiamato l’attenzione del presidente, Mario Perantoni, del Movimento Cinque stelle, che nella vita fa l’avvocato. Quando ha letto che, nonostante a dicembre ne sia stata disposta la scarcerazione, Loredana Morelli, la 36enne di Campolattaro, sordomuta ed affetta da problemi psicopatologici, che il 15 settembre del 2019 aveva ucciso Diego, il figlio di quattro mesi, continua ad essere ospite della casa circondariale di contrada Capodimonte, non si è limitato soltanto ad approfondire la documentazione offerta dai difensori, gli avvocati Matteo De Longis e Michele Maselli.
Ha infatti indirizzato due richieste ad altrettanti dicasteri: quelli della Salute e della Giustizia. Per sapere, dal primo, come mai l’Asl competente non abbia ancora preparato il Piano di trattamento riabilitativo individuale per Loredana, e, da via Arenula, se nella sua stessa condizione versino in Italia anche altre persone.
Un’iniziativa che a cascata ha avuto, come primo effetto, una nota ufficiale che il ministero della Salute ha inviato alla Regione Campania, alle Asl di Avellino e Benevento, e per conoscenza al Tribunale sannita, con l’obiettivo di acquisire tutte le informazioni sul caso. Riguarda una donna accusata di un crimine terribile, che la Corte di assise, dinanzi alla quale è a processo, ha deciso, a gennaio, di sottoporre ad una perizia psichiatrica che ne accerti la capacità di intendere e di volere, e di stare in giudizio, e la pericolosità sociale.
Un traguardo tagliato dopo il clamore suscitato dalla mancata traduzione in atti concreti delle pronunce del Riesame – risale al 18 dicembre 2020- e della stessa Corte di assise, che hanno stabilito che per il suo stato di salute, incompatibile con il regime carcerario, debba andare ai domiciliari. Tutto risolto? Neanche per sogno.
I problemi erano infatti iniziati con un errore nell’indicazione della struttura di Benevento che avrebbe dovuto accoglierla, che si era poi tirata indietro per l’assenza del Piano di trattamento riabilitativo individuale. A tutto ciò si era poi aggiunta l’indisponibilità ad accoglierla manifestata sia suoi congiunti, sia da una clinica di Avellino, per la particolare complessità della situazione. Il risultato? Loredana è ancora dietro le sbarre, in attesa dell’udienza del 22 marzo.