Il caso della 36enne sordomuta che ha ucciso il figlio di 4 mesi nel settembre del 2019
Disposti i domiciliari, ma è ancora a Capodimonte. La Corte di Assise ha deciso di sottoporla ad una perizia psichiatrica
Benevento. Nessuno si è detto disponibile ad accoglierla: né una clinica di Avellino che ha motivato il rifiuto con la complessità della situazione della donna, né i familiari. Ecco perchè Loredana Morelli (avvocati Matteo De Longis e Michele Maselli,), 36 anni, di Campolattaro, sordomuta ed affetta da problemi psicopatologici, che il 15 settembre del 2019 aveva ucciso Diego, il figlio di quattro mesi, continua a restare in carcere. Non dovrebbe più starci dal 18 dicembre, ma non è così.I nove giorni trascorsi dalla pubblicazione su Ottopagine di un articolo relativo al caso sono stati scanditi dall’interlocuzione tra i suoi difensori, la Corte di assise e la Procura, con il risultato che la Corte ha disposto per lei la custodia cautelare ai domiciliari. Già: ma dove, di fronte ai no arrivati? La soluzione potrebbe essere una delle cinque strutture indicate dalla difesa, a patto però che venga redatto, da parte dell’Asl di Avellino, spiegano i legali, il Piano di trattamento riabilitativo individuale.
Nel frattempo, la 36enne rimane ospite della casa circondariale di contrada Capodimonte, in attesa che lunedì prossimo la stessa Corte di Assise, anticipando l’udienza fissata per il 22 marzo, affidi ad uno specialista l’incarico di una perizia psichiatrica che ne valuti la capacità di intendere e di volere, di stare in giudizio, e la pericolosità sociale.
E’ ulteriore tappa di una storia sottesa da un groviglio burocratico oggettivamente incomprensibile, nato da un errore – l’indirizzo della sede legale della cooperativa, che aveva poi rinunciato, e non del centro che gestisce, nel quale l’imputata doveva essere trasferita- dopo la pronuncia del Riesame dello scorso 18 dicembre. Il Tribunale di Napoli aveva infatti dovuto prendere atto di quanto stabilito dalla Cassazione sull’incompatibilità tra le condizioni di Morelli ed il regime carcerario, ripetutamente sottolineata in precedenza, sia davanti al Gip, sia allo stesso Riesame, dagli avvocati De Longis e Maselli.
La drammatica vicenda al centro del processo è ampiamente nota. Un delitto orribile che la donna aveva peraltro confessato nel corso dell’udienza terminata con il suo rinvio a giudizio. Aveva raccontato quel viaggio in auto da Quadrelle, dove abitava con Antonello, di lui più giovane di due anni, anch’egli sordomuto -lui ed i suoi congiunti, parti civili, sono rappresentati dall’avvocato Antonio Zobel-, con l’intenzione di raggiungere la sua famiglia.
Per non farsi fermare dai carabinieri aveva imboccato la Benevento -Caianello, giungendo all’altezza di Solopaca, dove la Opel Corsa si era schiantata contro il guard rail. Era scesa, aveva preso tra le braccia Diego e l’aveva lanciato di sotto. Poi, intenzionata a farla finita, aveva fatto altrettanto, restando impigliata tra i rovi, al pari del bimbo. Lei lo aveva raggiunto e colpito alla testa con un pezzo di legno, ammazzandolo.