Dopo diciotto anni dai fatti, l’unico condannato per l’omicidio di Maria Pina Sedda, sordomuta, uccisa nella cantina del suo condominio a Nuoro, chiede la revisione del processo sulla base di “nuove prove”. Si tratta di Gianfranco Cherubini, marito della vittima e condannato per omicidio premeditato per la cruenta morte della giovane impiegata del Comune.
Dopo diciotto anni dai fatti, l’unico condannato per l’omicidio di Maria Pina Sedda, uccisa nella cantina del suo condominio a Nuoro, chiede la revisione del processo sulla base di “nuove prove”.
Si tratta di Gianfranco Cherubini, marito della vittima e condannato per omicidio premeditato per la cruenta morte della giovane impiegata del comune. I nuovi elementi, racconta Eugenio D’Orio, biologo forense, consisterebbero in “tre tracce ematiche, già acquisite dagli inquirenti all’epoca dei fatti, trovate nelle scale interne della palazzina ove avvenne l’omicidio”. “Queste tre tracce – scrive D’Orio in una nota – si sono dimostrate essere sangue umano, e tutte e tre hanno restituito alle analisi il medesimo profilo genetico; si tratta di un soggetto maschile”. Non si tratterebbe del condannato, Gianfranco Cherubini, ma di un altro individuo. Da sempre dichiaratosi innocente, nel settembre 2019 Cherubini ha dato mandato a Eugenio D’Orio e Davide Cannella d’investigare in vista di una richiesta di revisione del processo.
I fatti risalgono al 23 luglio 2002. Maria Pina Sedda, sordomuta, impiegata all’Ufficio del Registro e da pochi mesi madre di una bimba, scompare nel nulla. A vederla per l’ultima volta è proprio il marito, Gianfranco Cherubini, che più tardi la ritroverà priva di vita nel seminterrato della palazzina in cui vivevano in via Fiume. Causa della morte una serie di colpi inferti con una mazzetta. In cima alla lista dei sospettati finisce subito il Cherubini, il cui alibi viene messo in discussione dalla testimonianza di due addette alle pulizie che dichiararono di aver visto Cherubini alla guida della sua auto, in un orario diverso da quello dichiarato, mentre si allontanava velocemente da casa. Cherubini è stato condannato all’ergastolo per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Contro di lui peseranno una serie di sms dal contenuto minatorio inviati da un’utenza riconducibile proprio al Cherubini.