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martedì 19 Novembre 2024

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Benevento – Loredana: ecco come ho ucciso il mio piccolo Diego

A giudizio 35enne di Campolattaro: nel settembre 2019 aveva ammazzato il figlioletto di 4 mesi

BENEVENTO – Ha rotto il silenzio nel quale era immersa da un anno. Chissà quante volte, in questo periodo, avrà ripensato, al chiuso della cella che la ospita, a quei drammatici momenti. Li ha ripercorsi questa mattina in Tribunale, dopo aver chiesto, attraverso i suoi legali, di essere interrogata. Jeans e camicia bianca, Loredana Morelli, 35 anni, di Campolattaro, accusata di aver ucciso il figlio, si è seduta dinanzi al gup Maria Di Carlo e, supportata da una esperta della lingua dei segni, l’unico che conosce per il suo stato di sordomuta, ha raccontato la sua terribile verità. Ammettendo di aver compiuto il gesto più innaturale che esista: stroncare l’esistenza di Diego, che aveva messo al mondo neanche quattro mesi prima.

E chi se lo scorda quel 15 settembre del 2019: una giornata che Loredana, difesa dagli avvocati Matteo De Longis e Michele Maselli, ha rivissuto. L’aveva trascorsa nell’abitazione di Quadrelle, in provincia di Avellino, nella quale viveva con Antonello, di lui più giovane di due anni, anch’egli sordomuto, compulsando per decine e decine di volte internet, alla ricerca di notizie su una vicenda drammatica che aveva riguardato una donna, nella sua stessa condizione, che aveva vinto il titolo di Miss Italia.

Era tormentata, Loredana. Ha fatto riferimento all’ambiente familiare, ai rapporti, a suo dire non facili, con il compagno. Aveva maturato la convinzione che ce l’avessero con lei, e che volessero toglierle il piccolo. Insomma, riteneva che in qualche modo la perseguitassero. Per questo, intorno alle 18.30, era andata via con Diego con una Opel Corsa. Voleva tornare dai suoi, a Campolattaro, ma all’altezza di Zingara morta i carabinieri, che la stavano cercando dopo la denuncia di scomparsa presentata dal convivente, l’avevano intercettata.

Era riuscita comunque ad allontanarsi: aveva invertito il senso di marcia e si era diretta lungo la statale Benevento – Campobasso. L’aveva percorsa fino all’altezza di Solopaca, dove l’auto si era schiantata contro il guard rail. Era scesa, aveva preso tra le braccia Diego, rimasto ferito nell’impatto- alcune tracce di sangue erano state rinvenuta nella macchina – e l’aveva lanciato di sotto, nella scarpata, e non nel fume che credva scorresse da quelle parti. Poi, decisa a farla finita, aveva fatto altrettanto, restando impigliata tra i rovi, al pari del bimbo. Lei lo aveva raggiunto e colpito alla testa con un pezzo di legno, ammazzandolo.

Una ricostruzione agghiacciante, coincidente con quella tratteggiata dal sostituto procuratore Maria Gabriella Di Lauro e dai carabinieri: un’ammissione di responsabilità che si fa fatica a non legare, anche alla luce di altre dichiarazioni, ad uno stato di sofferenza psichiatrica che il giudice non ha però ravvisato, respingendo la richiesta dei suoi difensori di una perizia che ne stabilisse la capacità di stare in giudizio, e anche quella sulla capacità di intendere e di volere prospettata dall’avvocato Antonio Zobel, legale delle parti civili. Antonello ed alcuni familiari erano presenti in aula, hanno assistito all’udienza. Torneranno il 12 novembre, quando dinanzi alla Corte di assise si aprirà il processo al quale Loredana Morelli è stata spedita.

Per la cronaca, sempre oggi l’avvocato Andrea De Longis ha discusso in Cassazione il ricorso presentato – sull’argomento è stata interessata anhe la Corte europea – contro il ‘no’ del gip prima, del Riesame poi, all’istanza di attenuazione della misura cautelare a carico della 35enne, le cui condizioni sono state ritenute compatibili,  da una perizia, con il regime carcerario.

 

REDAZIONE
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Mario Parisella, classe 1959, è molto orgoglioso di essere sordomuto e non semplicemente sordo, che ha realizzato in proprio fino ad oggi ed in forma del tutto volontaria
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