Il 23 luglio 2002 Maria Pina Sedda, all’epoca 43enne, venne ritrovata senza vita nelle scale interne della palazzina dove abitava in provincia di Nuoro.

La donna era sordomuta praticamente dalla nascita ed apparteneva ad una famiglia benestante. La sua morte non fu dovuta a cause naturali poiché dalla scena del crimine era evidente che la vittima fu aggredita alle spalle, probabilmente con un martello. Maria Pina Sedda non aveva nessuno scheletro nell’armadio, era una persona tranquilla, lavorava come impiegata all’ufficio del Registro ed era diventata madre da pochi mesi.

All’epoca i genitori della donna parlarono di alcuni contrasti tra lei ed il marito Gianfranco Cherubini, dissapori mai confermati.

Le indagini andarono avanti per mesi per concludersi con l’arresto proprio del marito della vittima, inchiodato dalla testimonianza di due donne (madre e figlia) che facevano le pulizie nel palazzina in cui la Sedda venne ritrovata cadavere. Le testimonianze raccolte però non offrono però una visione certa di quanto accaduto anzi, dalla ricostruzione degli orari di quel fatidico giorno, risultava difficile collocare la presenza del Cherubini sulla scena del crimine nell’orario in cui l’omicidio venne commesso. Nonostante questo l’uomo venne condannato alla pena massima dell’ergastolo.

Durante le fasi dell’indagine, inoltre, vennero repertate tre tracce ematiche trovate sulle scale interne della palazzina dove la Sedda venne uccisa. Queste tracce divennero oggetto di incidente probatorio ma alla fine ci si limitò a documentare che le tracce di sangue ritrovate non appartenessero alla vittima ma non venne eseguita nessuna analisi per accertare se potessero appartenere al presunto omicida, il signor Cherubini.

Dopo 18 anni dall’omicidio finalmente le tracce ematiche sono state esaminate ed il risultato ha escluso che appartenessero a Cherubini. La prova del DNA, quindi, evidenzia che non fu il marito della Sedda ad ucciderla. Nel frattempo il Cherubini si trova a scontare un ergastolo per un crimine che non ha commesso mentre il vero assassino è ancora a piede libero.

Ed ora ad interessarsi del caso è l’Avvocato sorrentino Luigi Alfano il quale ha interrogato personalmente Gianfranco Cherubini ed ha esperito le indagini difensive insieme al biologo e genetista forense Dott. Eugenio D’Orio ed all’investigatore privato Davide Cannella. Ed ora l’Avv. Alfano è pronto a presentare istanza di revisione per dimostrare l’innocenza del Cherubini.

 

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