Carcere di Taranto, morte Spagnuolo: “Stanchi di essere soli”

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Suicidi, atti di autolesionismo, malati cronici e infine gesti estremi. Questa la situazione del penitenziario jonico denunciata dal SAPPE che, all’indomani della morte del 78 enne accusato dell’omicidio della propria moglie, ora si interroga sulla necessità di misure urgenti

“La morte di un detenuto non scuote più la coscienza di nessuno, figuriamoci se possono interessare le decine di interventi dei poliziotti che con coraggio e professionalità in un ambiente estremamente ostile, riescono a scongiurare all’ultimo momento suicidi, autolesionismi, proteste varie da parte dei detenuti”. Questo il commento del SAPPE (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) in merito alla tragica morte avvenuta nella giornata di ieri nel carcere di Tarano, di un detenuto, Michele Spagnuolo di 78 anni, accusato di aver colpito a morte la moglie sordomuta di 57 anni con 41 coltellate. Spagnuolo si è impiccato con una corda rudimentale nel bagno del penitenziario e i tentativi di salvarlo sono risultati inutili. L’episodio fa riemergere la questione del disagio diffuso e del sovraffollamento della struttura sottoposta lo scorso ottobre ai parlamentari tarantini del M5S in visita al carcere jonico.

Ad oggi si registrano oltre 615 detenuti più del 200% che “regalano al carcere di Taranto la maglia nera di penitenziario più affollato d’Italia”. “A ciò si contrappone l’inesorabile diminuzione dell’organico della polizia penitenziaria (pensionamenti, riforme per motivi di salute, richieste di trasferimenti in altra sede) – proseguono dal sindacato – con una percentuale agenti/detenuti tra le più basse della nazione”. Due agenti a volte per tre sezioni detentive (circa 200 detenuti) “ognuna lunga più di 50 metri (percorsa decine di volte durante tutto il turno lavorativo) più la rotonda (che dovrebbe garantire la sicurezza con i cancelli chiusi), con un agente impegnato in più servizi contemporaneamente per far fronte alle continue emergenze”.

Liti tra detenuti, autolesionismi, richieste varie, spostamento di decine di persone talvolta dalle loro stanze nelle salette per la socialità. Oltre alle richieste dei numerosi malati cronici. Un lavoro quello svolto dai poliziotti “al limite della sopportabilità”. “Non sappiamo se il detenuto Michele Spagnuolo potesse essere salvato ieri pomeriggio” – prosegue il SAPPE – “ma sappiamo che l’amministrazione penitenziaria ha gravi responsabilità poiché pur a conoscenza da mesi delle gravi difficoltà del carcere non è mai intervenuta”.

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