Bari, coppia di sordomuti in mano agli strozzini

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BARI – Si inizia a giocare d’azzardo per solitudine o per sfuggire alla realtà e con il gioco compulsivo arriva una sempre più disperata necessità di soldi. Più si gioca e più ci si indebita, in una spirale dove ad un certo punto arriva l’usuraio ed è la fine: la vittima ne resta stritolata.

«Qualche giorno fa è venuta a chiedere aiuto una coppia, marito e moglie, entrambi sordomuti e fortemente indebitati – racconta monsignor Alberto D’Urso presidente della Fondazione antiusura San Nicola e Santi Medici di Bari – stiamo parlando di una esposizione per 100mila euro e purtroppo i casi del genere sono in pauroso aumento. Cresce il numero dei giocatori d’azzardo almeno quanto le sedi dei compro oro, due facce della stessa medaglia».
Secondo dati nazionali che emergono dai report delle 32 fondazioni e da quanti denunciano la loro situazione, nel 50% dei casi il problema debitorio delle vittime di usura è determinato dal gioco d’azzardo. Di chi vuole evadere la sua realtà e si affida alla fortuna, l’inizio della fine.

«A questi casi si aggiunge il problema di debiti familiari sempre più gravi – sottolinea mons. D’Urso -. I numeri dimostrano un aumento verticale di esecuzioni immobiliari. Sia per la mancanza di lavoro, sia perchè si perde, le famiglie non riescono a pagare le rate di mutuo e rivendono le loro proprietà. Ma anche vivere in affitto non è semplice. Qui nel mio ufficio ho sempre qualcosa per venire incontro alle necessità alimentari dei tanti che chiedono aiuto. A volte non possiamo fare altro perchè chi è tra le tenaglie di un usuraio, per accedere agli aiuti, deve presentare denuncia, scelta che non sempre viene portata avanti».
La Fondazione antiusura ha ripreso da qualche giorno i momenti di ascolto aperti alle vittime. Chi è in difficoltà può prenotare un appuntamento al numero 080/5241909 e recarsi il martedì dalle 8,30 alle 13,00 presso la sede in via dei Gesuiti 20.
«La nostra Fondazione il 20 febbraio parteciperà ad un incontro-convegno a Palermo con tutte le altre Fondazioni antiusura del Sud Italia – spiega D’Urso -. Per questo stiamo raccogliendo numeri e dati da presentare come report consuntivo di quanto fatto nel 2018. Dati che presenteremo poi sul territorio l’11 marzo».

Un problema quello dell’usura trasversale all’interno della società e che coinvolge anche gli immigrati. «Abbiamo tanti extracomunitari che arrivano da noi disperati – racconta il presidente -. Gli immigrati quando sbarcano sulle nostre coste sono già fortemente indebitati con chi ha organizzato la loro traversata. Il loro problema però è l’impossibilità a denunciare, perchè hanno le famiglie nei loro paesi ostaggio del racket. Il dramma dell’usura è complesso con tante sfaccettature. Quello che possiamo fare è cercare di salvaguardare sempre la dignità di persone, già così duramente provate».
«Che c’è qualcuno che chiede aiuto ce ne rendiamo conto già dalle prime telefonate – spiegano i referenti della Consulta antiusura -. Si inizia a ricevere telefonate mute per qualche secondo, poi si sente riattaccare. La vittima è soggiogata dall’usuraio, anche chiedere aiuto è un passo difficilissimo. Quando riescono a venire in sede sono persone senza equilibrio psicologico, non ricordano i passaggi che li hanno portati a cadere nelle maglie dei debiti e dell’usuraio, che si propone come “amico”. Il nostro lavoro è cercare di mettere ordine in un sistema che è completamente stato ribaltato. Per la vittima un percorso di grande dolore da affrontare e superare. Ci sono tante storie brutte, ma anche altrettante belle, e quelle sono le nostre vittorie».

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