Confessa l’omicidio via WhatsApp al figlio: «Ho ucciso la mamma»

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LECCE – La confessione dell’omicidio della moglie arriva via Whatsapp prima ancora che negli interrogatori in caserma prima ed in carcere: «Teresa già morta. Teresa già morta. Tagli. Casa morte», i messaggi inviati da Michele Spagnuolo, 77 anni, originario di Taranto, circa un’ora dopo avere accoltellato ed ucciso la moglie Teresa Russo, 57 anni, originaria di Novoli, nella loro casa di Trepuzzi.
Questi messaggi sono stati letti dai carabinieri e dal pubblico ministero della Procura di Lecce, Luigi Mastroniani, a poche ore dalla tragedia. Nella notte fra lunedì e martedì, durante l’interrogatorio di Spagnuolo assistito dall’avvocato difensore Antonio Savoia ed alla presenza del consulente informativo Silverio Greco.

Spagnuolo in pratica ha comunicato con alcuni conoscenti e soprattutto con il figlio che vive e lavora lontano. Il ragazzo gli ha risposto verso le 17.09: «Cosa hai fatto?». Messaggio che il padre non ha letto perché intanto era stato fermato dai carabinieri di Trepuzzi nella stazione ferroviaria: «Ormai ore poco Michele deve morire», il messaggio che con l’indagato, accusato di omicidio volontario con le aggravanti dei futili motivi e della circostanza che la vittima sia moglie, ha inviato per annunciare l’intenzione di suicidarsi gettandosi sotto ad un treno.
In realtà non gli ha creduto il giudice della convalida del fermo. Il giudice per le indagini preliminari, Vincenzo Brancato ha motivato la convalida ritenendo che ci fosse il pericolo di fuga: «Fondato era il timore che il predetto volesse darsi alla fuga non avendo egli atteso che venisse ricevuto dai carabinieri», la valutazione del giudice. «Presso i quali si era portato (ha lasciato un biglietto per metterli al corrente della morte della moglie,  ed essendosi, anzi, recato presso la stazione ferroviaria dalla quale avrebbe potuto prendere un treno e cercare di fare perdere le proprie tracce».

Queste considerazioni il giudice le ha fatte al termine dell’interrogatorio in carcere di ieri mattina quando Spagnuolo ha ribadito ciò che aveva sostenuto la notte del fermo: litigano verso le 15, appena rientrato a casa. Litigano sempre per la stessa storia: lei vuole separarsi. Istigata, l’ha sottolineato più volte, dalla donna che li assisteva tutte le volte che avevano bisogno di comunicare con chi non conosce il linguaggio dei sordo muti. Teresa insiste con la separazione lui le sferra uno schiaffo. Mai in 30 anni di matrimonio l’aveva toccata con un dito. La reazione della moglie – ha riferito l’indagato al giudice – sarebbe stata violenta: dal cassetto del tavolo della cucina ha prese il coltello del pane e lo ha aggredito.

Ogni freno inibitorio sarebbe stato spazzato via dalla rabbia, in quei frangenti: Spagnuolo sostiene di averla disarmata. Per colpirla subito alla gola. E poi al petto. L’autopsia di questa mattina del medico legale Alberto Tortorella servirà anche a capire se questa confessione sia fondata, oppure solo parziale.
Quando gli è stato fatto notare che fosse noto che la moglie avesse paura di lui e che per questo si chiudesse a chiave la notte nella camera da letto, Spagnuolo ha ridimensionato questo sospetto: la moglie era arrabbiata perché lui dormiva nella camera del figlio. Perché – ha spiegato l’indagato – non sopportava l’aria fredda del climatizzatore della camera da letto.

Dettagli e circostanze che chiariranno le indagini per dare una spiegazione alla follia omicida scoppiata lunedì pomeriggio.

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