In fuga dall’Etiopia a Cossato per studiare la lingua dei segni: bimbo sordomuto accolto dalla Caritas

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Due dei cinque bimbi, che hanno tra i 6 e i 13 anni, sono nati e cresciuti nel campo profughi di Mai Ayni. Etiopia, nord del paese, 10 mila rifugiati vivono in catapecchie, per la maggior parte sono eritrei fuggiti dalla dittatura di Afewerki.

di stefano zavagli

Cossato – Tra loro c’è una giovane mamma, con cinque figli e separata: vivono in condizioni estreme. Uno dei piccoli, per via di una banale otite mal curata, diventa sordomuto. La loro storia colpisce Daniele Albanese, impegnato per la Caritas nel progetto dei corridoi umanitari, e dall’altra sera questa famiglia è ospite dalla Caritas diocesana di Biella in un appartamento di Cossato messo a disposizione da una volontaria.

Albanese ha pensato per loro a una nuova vita a Cossato per un motivo ben preciso. Il bimbo sordomuto, insieme ai suoi fratelli, verrà inserito alla scuola Lis, dove si impara la lingua italiana dei segni. La famiglia è arrivata nel Biellese dopo otto ore di volo dall’Etiopia a Fiumicino, in un gruppo di 113 profughi accolti tra gli altri dal segretario generale della Cei Nunzio Galantino e dal viceministro degli Esteri Mario Giro. Per motivi di protezione internazionale Caritas preferisce non divulgare nomi e cognome della famiglia, «che ha vissuto nel campo profughi in una situazione molto precaria», spiega Daniele Albanese. Ora la famiglia vuole costruirsi un futuro nel Biellese. «In Eritrea tutti i ragazzi che compiono 18 anni sono destinati al servizio militare obbligatorio a vita e questo è uno dei motivi che ha spinto questa mamma a fuggire», prosegue Albanese.

La famiglia etiope conosce poco dell’Europa. E avrà bisogno di imparare le cose basilari: non conoscono l’italiano, devono imparare a utilizzare la stufa, a fare la raccolta differenziata. Caritas affiancherà i bimbi con addetti e volontari. «I piccoli sono già stati iscritti alla scuola della Lis – prosegue Albanese -, nel campo profughi andavano a scuola ma per loro è tutto nuovo. Tra qualche giorno avvieremo l’inserimento tra i banchi di scuola». Così in famiglia si riuscirà ad avere un dialogo, con il sogno di costruirsi un domani: «Questa è una storia che spiega gli elementi fondamentali dei Corridoi Umanitari – conclude Albanese -, che possono consentire di aiutare, come in questo caso, un nucleo familiare vulnerabile». Altri bimbi sono stati ospitati dalle Caritas diocesane di Foligno, Sorrento, Tortona, Aversa, Agrigento e Firenze.

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