Non si limitavano a rapinare le vittime, ad aggredirle a calci e pugni, a provare a estorcere denaro: i tre della «banda del Ber», perché così amavano chiamarsi i minorenni arrestati dai carabinieri prendendo spunto dal loro punto di ritrovo (al parco Berlinguer di Cologno Monzese), le loro vittime le umiliavano.
di Federico Berni –
Offese pesanti e insistite. Vere persecuzioni. Senza fermarsi davanti a niente e nessuno. Neanche a una grave disabilità, come in uno dei casi contestati dalla Procura dei minori e dalla stazione dell’Arma di Cologno Monzese, che ha eseguito le misure cautelari nei confronti di un diciassettenne e due quindicenni. Con le accuse di rapina, furto e tentata estorsione contro altri minorenni. Subito una premessa: sono tutti ragazzi di buona famiglia, come sottolineato dai carabinieri. Ragazzi che non provengono da contesti difficili, non hanno problemi economici oppure storie dure di vita alle spalle.
Sembra dunque che uno dei motori delle loro gesta sia stata la «noia». Quella che attanaglia soprattutto nelle giornate d’estate come ai primi di luglio di quest’anno, quando dalla denuncia di una delle prime vittime accertate (ma potrebbero essere molte di più, che non si sono mai rivolte alle forze dell’ordine) sono partiti gli accertamenti dei carabinieri. In questo caso il ragazzo ha appena tredici anni e viene colpito proprio tra i viali del parco Berlinguer.
Secondo il suo racconto, i tre minori lo sorprendono mentre è solo. Lo accerchiano minacciosi, gli rubano lo smartphone e un altoparlante portatile per sentire la musica. Poi gli ringhiano in faccia: «Se rivuoi il telefono porta domani 30 euro». La vittima, però, fa la cosa giusta e si rivolge, assieme al padre, ai carabinieri. L’indagine permette di ricostruire il profilo dei bulli. «Si fanno chiamare la banda del Ber» è l’informazione che permette di stringere il cerchio sui ragazzi, che nel mentre, evidentemente perché ci hanno «preso gusto», attaccano in almeno altre due occasioni. Il secondo caso accertato avviene a distanza di pochi giorni. A un fast-food di Cologno Monzese incontrano sulla loro strada un sedicenne, un ragazzo sordo. Gli chiedono il telefono per fare una chiamata, poi se lo passano fra loro, irridendolo, fino ad intascarsi il bottino.
Non passa molto tempo prima del terzo episodio, in cui il branco se la prende con un diciannovenne al parco Martesana di Vimodrone. Qui scattano le botte, anche mentre l’aggredito è a terra, per poi allontanarsi con soldi e cellulare del malcapitato. Al momento della perquisizione, nell’abitazione di uno degli indagati, vengono trovati cinque smartphone, tra i quali proprio quello che era stato sottratto al ragazzo disabile. Gli indagati sono stati trasferiti in comunità, tra Milano e Varese, su ordine della magistratura minorile. Increduli i loro genitori, al momento dell’esecuzione del provvedimento. I ragazzi si sarebbero giustificati, invece, dicendo di aver voluto «ammazzare il tempo». Così. Testuale.