Anche ai sordomuti: accessi abusivi per ridare titoli di guida non assegnati

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Frosinone – Trucco scoperto dopo un controllo a San Marino. Udienza per un gruppo di 31 imputati. Disposta la riunificazione con il processo principale

Patenti facili alla Motorizzazione di Frosinone, si va verso un processo unico. È la richiesta della procura di fronte a uno dei tanti rivoli dell’inchiesta “Pay to drive” sul sistema escogitato per il superamento degli esami di guida o per il conseguimento dei titoli in maniera illecita. L’udienza, a carico di 31 imputati, è stata così aggiornata al prossimo 3 novembre quando ne era già stata calendarizzata un’altra, per un diverso gruppo di imputati, sempre per gli stessi reati.

Raffaele Calcabrina

L’inchiesta, condotta nell’aprile del 2016 dalla squadra mobile, aveva portato tre persone in carcere e 17 ai domiciliari. In totale gli indagati sono stati 131, tra funzionari della Motorizzazione, esaminatori, suggeritori e clienti che avevano usufruito delle patenti. Di questi 31 erano sotto processo ieri. Disposta la trascrizione delle intercettazioni telefoniche, il pm ha proposto al collegio di riunificare i processi attualmente in corso con altri imputati. E il 3 novembre ci sarà la riunificazione.
A 9 dei 31 di ieri è contestato il reato associativo finalizzato alla corruzione, falso materiale in atti pubblici, falso ideologico in autorizzazioni amministrative, sostituzione di persona, accesso abusivo a un sistema informatico e frode informatica. Stando alle accuse, grazie alla cassa comune, alimentata dai candidati che pagavano per superare gli esami «o per loro conto dai titolari delle autoscuole associate ed ai procacciatori privati» venivano remunerati i pubblici ufficiali in servizio alla Motorizzazione, in maniera specifica l’ex direttore facente funzioni Roberto Scaccia (condannato in primo grado a sette anni e mezzo con il rito abbreviato) che provvedeva ad assegnare alle sedute truccate esaminatori compiacenti

Dei 31 imputati 17 sono ciociari, di Frosinone (5), Alatri (2), ma anche Ceccano, Ferentino, Ripi, Monte san Giovanni Campano. Tra gli stranieri due cinesi di Napoli, due egiziani residenti a Roma e provincia, due romeni ora irreperibili, in passato a Picinisco, un colombiano di Alatri e un marocchino di Città di Castello.
Il sistema venne scoperto dalla squadra mobile, guidata dal vice questore Carlo Bianchi, che sarà tra i primi testi ad essere sentiti, un po’ per caso. Nel corso di una sessione, infatti, si presentò una donna, straniera e residente fuori provincia, che avrebbe dovuto passare l’esame. Ma a parte l’esaminatore nessuno sapeva niente. Chi aveva segnalato la donna, trattandosi di un caso singolo – secondo la procura – aveva deciso di non informare il direttore facenti funzioni. Il caos creatosi attivò l’indagine della polizia che sentì la donna, la quale dichiarò candidamente di aver pagato per superare l’esame. Vennero così attivate le intercettazioni telefoniche, con un gruppo di operatori della Motorizzazione finiti sotto indagine.

Ci fu poi un altro episodio che mise in guardia gli agenti. A San Martino venne fermato un sordomuto. Gli agenti si accorsero che aveva una normale patente e non una patente speciale. La patente formalmente era stata attribuita dalla motorizzazione di Perugia. Da lì risposero che, in effetti, quel numero era stato attribuito a loro, ma che, in realtà, si trattava di una patente attribuita a una persona che aveva smarrito la propria e che poi non era stata più attribuita in quanto il titolare aveva ritrovato il documento originario. Si trattava dunque di patenti di fatto inesistenti, che però, qualcuno, accedendo abusivamente nel sistema del ministero dei Trasporti, riusciva ad attribuire ad altri. Tali patenti, a loro volta venivano denunciate per smarrite, così che i beneficiari (che avevano pagato) ottenevano un titolo nuovo di zecca, pur non avendo diritto. Evidentemente a San Marino qualcosa era andato storto. Così la squadra mobile di Frosinone cominciò a controllare i vari accessi al sistema telematico per risalire a chi era in grado di entrare nel sistema, scoprire quali patenti dormienti ci fossero in modo da riattribuirle.
Un sistema del quale a beneficiarne sono stati molti stranieri, magrebini e cinesi soprattutto. Provenienti da ogni parte d’Italia, attirati a Frosinone da procacciatori di affari, di solito della stessa nazionalità degli interessati e sparsi in varie regioni, dalla Campania all’Umbria, dalla Toscana alla Lombardia alla Calabria

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