“Non abbiamo soldi per iscrivere nostro figlio alla scuola dei suoi sogni”

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Giovanni è un ragazzo torinese sordomuto che vuole diventare ingegnere meccanico. A Padova c’è un istituto che fa per lui, ma la retta costa 4.500 euro e suo papà disoccupato cerca aiuti. Che non ha trovato bussando alle porte del Comune e della Regione

Inviato da torino1 il 28 Agosto, 2017 – 18:38

di LUCA BORIONI

TORINO. Giovanni Gerenio è un ragazzo di 16 anni, sordomuto. Sogna un giorno di laurearsi e di diventare ingegnere meccanico. Ma quale percorso scolastico può seguire, considerando la sua disabilità?

Papà Nunzio e mamma Maria sono preoccupati. La scuola ideale per Giovanni esiste ma non è esattamente dietro l’angolo, si trova a Padova.

Ma non è questo l’unico problema. Per frequentare quella scuola, distanza a parte, occorre pagare una retta di 4.500 euro all’anno per la frequenza, il vitto e l’alloggio. È un istituto specializzato, i genitori di Giovanni hanno verificato che non ne esistono di simili a Torino e in Piemonte (“C’era una scuola a Pianezza – dice il signor Gerenio – che ora non esiste più, è una scuola normale”). Quindi non ci sono alternative. Ma la famiglia di Giovanni attraversa una grave crisi economica, papà Nunzio è disoccupato: “Ci siamo rivolti a Comune e Regione, ci hanno risposto che non possono intervenire se il ragazzo si trasferisce fuori. La cosa assurda è che se Giovanni potesse restare qui, abbiamo calcolato che avrebbe diritto a una copertura fino a 50 mila euro, così invece nessuno può contribuire a pagargli i 4.500 euro”.

La famiglia Gerenio è già stata a Padova. “Avevamo iscritto nostro figlio, confidando in una soluzione. Là avevamo incontrato altre famiglie provenienti da altre regioni, ma nella nostra stessa situazione, e tutte avevano ottenuto contributi dalle istituzioni di appartenenza. Ma è possibile che nel nostro caso non si possa far nulla? Se è così dovremo rinunciare agli studi per Giovanni, e lui dovrà rinunciare al suo sogno”. Già perché Giovanni ha bisogno di una scuola che sia “inclusiva” davvero e non solo per slogan.

Nunzio ha un’altra figlia con la stessa disabilità di Giovanni, ma il papà dice che è stata fortunata a sposare un bravo ragazzo che l’ha portata a Roma e le ha regalato una vita normale. Quella che immagina anche Giovanni attraverso lo studio. Un diritto, prima che un sogno.

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