Era il punto di riferimento della radiologia sul litorale romano, un esempio di professionalità e bravura riconosciuta su scala nazionale. E’ una perdita importante quella di Augusto Guidetti, direttore sanitario e fondatore di Ostia Radiologica, scomparso all’età di 80 anni.
Federico Colosimo – 19 aprile 2017
Un vuoto grandissimo, quello lasciato da questo grande professionista. Che dal papà Carlo, medico per tanti anni in Africa a curare i lebbrosi sotto il fascismo, aveva ereditato questa immensa passione cullata poi fino all’ultimo giorno della sua vita. In tanti lo hanno definito, nel corso della carriera, come un pioniere della diagnostica e della prevenzione. Un uomo dal cuore nobile e antico, che s’è reso protagonista di battaglie esemplari. Tra le più esaltanti, quella per la prevenzione delle malattie del seno (1985-1987). Senza dimenticare quelle relative all’educazione stradale per i bambini e alla donazione di un televideo al Convitto nazionale sordomuti (vicino alla Pisana, sede della Regione Lazio). Anche grazie al suo straordinario contributo si deve inoltre il restauro della stele in ricordo dei caduti di Kindu all’aeroporto di Fiumicino.
Tra i fondatori de “la Caravella”, il gruppo universitario del FUAN della Sapienza di Roma, ha dato vita all’associazione “Amici Italia-Germania”. Padre esemplare, lascia i figli Fabrizio, Francesco e Patrizia. Solo pochi mesi fa aveva pianto la scomparsa della moglie Gabriella, compagna di una vita e al suo fianco (insieme alla cognata Anna) anche durante tutta la sua attività lavorativa.
Una carriera difficilmente imitabile la sua, passata a mettere in pratica gli insegnamenti del papà, già titolare della cattedra di Medicina tropicale a Genova e direttore degli Ospedali Riuniti (sempre sotto la Lanterna). Ma “colpevole”, per i carrieristi antifascisti, di aver lavorato nel Ventennio senza averne rinnegato le radici. Particolare, questo, che i sinistroidi non gli hanno mai perdonato. E che gli è costato un trattamento disumano. Ma soprattutto, il carcere. Carlo Guidetti fu prima imprigionato, poi picchiato e infine condannato a morte. Solo la grazia, ottenuta per via dell’amnistia Togliatti (provvedimento di condono proposto – e poi approvato dal governo – dall’allora ministro della Giustizia), evitò il peggio. Con la sua famiglia modenese – angariata e privata di tutto – che provò a fargli ottenere l’infermità mentale. Scorciatoia, questa, rifiutata immediatamente da Carlo Guidetti, che da pazzo (visto che non lo era assolutamente) proprio non voleva passare. Piuttosto, la pena capitale.
Una storia, questa, che ha segnato inevitabilmente la vita del figlio Augusto, fascista convinto, che negli anni ha aiutato con entusiasmo le campagne di Teodoro Buontempo a Ostia e Francesco Storace per la corsa alla presidenza della Regione Lazio.
Nonno adorabile, amava i suoi sei nipoti Giano (il più grande), Leone, Elettra, Vittoria, Giulia e Livia. Nobile amico e parente dello storico politologo Giano Accame, era apprezzato proprio da tutti. Di lui Nicolò Accame, al Giornale d’Italia, ne dipinge un ritratto emozionante: “Augusto era una delle persone più buone, generose e gentili che abbia mai conosciuto. Per questo era amato e stimato da tutti; in famiglia, dagli amici e sul lavoro. Nel suo studio di Ostia, dove era il capo, il fondatore, il più esperto di tutti i medici, si muoveva con un garbo e una discrezione al limite del credibile. Era il direttore sanitario, il proprietario di tutto, ma si comportava con l’umiltà e l’attenzione di un giovane medico appena arrivato”.
Un signore d’altri tempi, insomma. Intelligente e timido. Ha condotto una vita di molta sostanza e nessuna inutile apparenza. Augusto Guidetti rimarrà nel cuore di molti. Dei suoi parenti, innanzitutto, che insieme agli amici di una vita questa mattina (ore 11:00) lo omaggeranno nella chiesa Regina Pacis di Ostia.
Negli ultimi giorni, specialmente dopo la perdita della sua amata Gabriella, aveva cominciato a spegnersi, senza però perdere mai il suo aspetto elegante e il suo sguardo affettuoso. S’è ritirato silenziosamente, seguito dall’ombra amorevole e benigna di Liberty, una persona speciale, conosciuta da Guidetti per lavoro e poi diventata a pieno titolo parte della famiglia. “Papà – raccontano i figli – è andato via proprio com’è vissuto: col suo sorriso dolce, senza clamore, in punta di piedi”.
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