All’istituto comprensivo Barozzi di Milano i 20 alunni sordi riescono a seguire le lezioni grazie ai compagni.
Dal 9 gennaio infatti non ci sono più le educatrici che li affiancavano. Colpa del rimpallo di responsabilità tra Regione e Città metropolitana su chi deve stanziare i fondi necessari all’assistenza di 2.500 alunni con disabilità del milanese
Ai 20 alunni sordi della scuola ci pensano ora i compagni a tradurre con la lingua dei segni quel che dice l’insegnante. Dal 9 gennaio, infatti, nell’Istituto Comprensivo Barozzi di Milano non ci sono più le nove educatrici, che affiancavano i ragazzini non udenti. È questo uno degli effetti del rimpallo di responsabilità tra Regione e Città Metropolitana su chi e quanto deve stanziare i fondi per coprire la spesa degli assistenti in classe per i 2.500 alunni disabili presenti nelle scuole. Solo il 10 gennaio scorso i due enti hanno trovato un accordo, al quale però non sono ancora seguiti i fatti, ossia quegli atti amministrativi che certificano l’esistenza dei fondi nel bilancio e autorizzano quindi i dirigenti scolastici a stipulare i contratti con gli educatori o con le cooperative sociali che forniscono questo tipo di servizi. “Ad oggi io non ho uno straccio di comunicazione formale da parte della Città Metropolitana -sottolinea Elvira Ferrandino, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Barozzi-. E quindi non posso fare contratti se non ho i soldi necessari”. Per ogni bambini seguito dalle educatrici alla Barozzi servono circa 7mila euro per ogni anno scolastico.
Nonostante tutte le difficoltà e i ritardi di Regione e Città metropolitana, i bambini sordi non hanno saltato un giorno di lezione. E da lunedì alcune delle educatrici ritorneranno nell’istituto di via Bocconi, grazie al fatto che facendo un po’ di calcoli la dirigenza della scuola è riuscita a trovare la copertura per le prossime due settimane, utilizzando la rimanenza dei fondi che erano disponibili fino alla fine di dicembre. Ma si tratta di una specie di quadratura del cerchio. “È veramente difficile lavorare in queste condizioni -afferma sconsolata Elvira Ferrandino-. Se entro due settimane non arrivano comunicazioni certe, le educatrici saranno di nuovo senza lavoro. Dobbiamo infatti anche considerare il danno per queste lavoratrici, molto competenti e appassionate: non siamo in grado di garantire loro una sicurezza economica nel tempo. C’è chi poi cambia lavoro”. E proprio ieri le nove educatrici hanno scritto una lettera aperta per denunciare la situazione (vedi lancio di Redattore sociale).
Dal 2008 l’Istituto comprensivo Barozzi ha avviato il progetto di didattica inclusiva destinato agli alunni sordi. “Nei primi anni riuscivamo ad avere anche la presenza di uno psicologo -racconta la dirigente scolastica-. E facevamo corsi di Lis per gli altri alunni e il corpo docente”. Ora tutto questo è un sogno. Per fortuna che i bambini imparano velocemente e molti di quelli udenti hanno comunque imparato la Lis dai compagni sordi. Cosa che è tornata utile in questi giorni, altrimenti per i 20 bambini non udenti sarebbe stato un grosso problema riuscire a capire la lezione. (dp)
Redattore Sociale
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