ASSISI – Appena sotto la basilica di San Francesco in Assisi, su dieci ettari di supeficie, si trova il Serafico, un istituto che, nel 1891, il frate francescano san Lodovico da Casoria pensò per accogliere e accudire ragazzi ciechi e sordi, per dare loro una prospettiva futura di vita, diversa dall’abbandono al proprio destino.
di Caterina e Giorgio Calabrese
In Italia può essere considerato certamente un centro pilota per la sperimentazione metodologica, scienti ca e organizzativa nel campo della disabilità, per costruire un modello moderno di offerta di servizi non esclusivamente riabilitativi ma a più ampio respiro. Il Serafico da subito ha coniugato l’assistenza con l’istruzione e l’apprendimento di arti e mestieri in grado di dare una futura occupazione come sarti, calzolai, fotografi, falegnami, intagliatori, ceramisti, operai, insegnanti e maestri di musica. Non è un caso che papa Francesco ami particolarmente il Serafico e torni sempre volentieri a salutare i piccoli ospiti.
Il Serafico si avvale dell’uso del verde a scopo terapeutico, compreso l’aspetto nutrizionale, con l’orto-terapia. Ovvero una cura, una terapia, che invece di essere ricevuta o somministrata, inverte i ruoli, chiedendo al paziente di “prendersi cura” della terra: un contatto stretto, quasi in simbiosi, con la terra che produce solo se la si cura e il soggetto che, curandola, ne trae beneficio clinico.
L’Istituto Serafico di Assisi è un centro di eccellenza per minori disabili, non solo ciechi e sordi. La struttura vive con il 70% di fondi pubblici e il 30% di fondi privati. Da anni una équipe di specialisti lavora sotto l’egida della presidente Francesca Di Maolo, che ci descrive i risultati insperabili ottenuti in alcuni casi particolarmente complicati.
Un paio d’anni fa è stato pensato un progetto chiamato: “Verdevita”, un’esperienza riabilitativa multisensoriale attraverso un percorso multidisciplinare, compreso il verde dell’orto. Le varie terapie «puntano non solo a recuperare ciò che manca a causa della disabilità ma a recuperare e rinforzare le abilità che rimangono», dice la presidente.
“Verdevita” vuole ottenere risultati tangibili rendendo gli ospiti della struttura il più possibile autonomi con percorsi e tempi personali a contatto con il verde della terra. Questi percorsi sono seguiti, controllati e sorvegliati da figure professionali interne ed esterne. Per un disabile imparare i gesti spesso ripetitivi della cura del verde o di un orto fa parte del processo per pensare ed elaborare gradualmente una propria, anche piccola, indipendenza. Alcuni viali consentono alle sedie a rotelle di percorrere e trovare alla giusta altezza la terra da coltivare. Non tutte le patologie consentono ai piccoli ospiti di essere parte attiva nell’ortoterapia, tuttavia possono fruire positivamente degli stimoli ambientali esterni. Il Serafico ha un parco di cui 1500 mq sono diventati un’area coltivata a orto biologico, che fornisce verdure a centimetro zero: dal campo al piatto.
La produzione orticola non è l’unico impiego: nel verde si svolgono anche attività ludiche e motorie. L’orto si avvale di una manutenzione e gestione pianificata da parte di una o due persone addette a tempo pieno. Il premio a questo impegno costante è il risultato produttivo di livello eccezionale rispetto agli standard del mercato.
Naturalmente i prodotti dell’orto sono parte integrante della cucina del Serafico. Gli ospiti della struttura hanno personali esigenze sotto il profilo fisico, psichico, motorio, cognitivo e nutrizionale, quindi a seconda delle varie patologie occorre elaborare menù personalizzati in grado di soddisfare le esigenze nutrizionali.
Un altro aspetto positivo è la capacità di sfruttare il vantaggio della stagionalità. La posizione dell’orto è strategicamente vicina alla cucina, in altre parole si esce a “fare la spesa” valutando il grado di maturazione dei singoli alimenti, che poi si staccano dalle piante e si cucinano. Ciò mantiene intatto il patrimonio di nutrienti in vitamine e sali minerali. La gestione dell’orto prevede una appropriata rotazione colturale, ciò è essenziale per non avere le eccedenze tipiche della produzione orticola. Chi si dedica all’orto ma anche i non addetti apprezzano questi alimenti, allargando così il numero di consumatori-estimatori di ortaggi e verdure, il cui valore nutrizionale è noto. Giusto, retto, corretto come il significato greco del termine “orto” può essere inteso. Una singolare, serafica, coincidenza.