Denise, 28 anni, sorda: “Pago il canone ma i sottotitoli Rai fanno schifo”

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«Salve, ho 28 anni vivo a Cuveglio provincia di Varese, vi contatto per chiedervi se potreste pubblicare due parole a favore di noi persone sorde!».

canone-rai-per-ciechiInizia così la lettera di protesta della nostra lettrice Denise Miotello che si lamenta per il servizio a suo dire pessimo offerto dalla Rai per i sottotitoli destinati a persone non udenti: pochi, imprecisi e incomprensibili.
«Una protesta per il canone Rai perché oltre tutto lo paghiamo correttamente senza lamentarci in cambio abbiamo un servizio di sottotitoli pietoso in televisione, fatti male, a metà. Il 90% dei film, le olimpiadi e alcuni programmi non li hanno proprio. Io parlo a nome di tutti noi sordi non è giusto che non possiamo avere l’opportunità di goderci di quel momento di riposo davanti alla tele, informarci delle notizie. All estero, in Europa, addirittura la pubblicità e sottotitolata

Denise porta alla luce un problema importante, che riguarda moltissime persone con problemi legati alla sordità, condizioni che riguardano ben il 5% della popolazione mondiale (dati Oms) vale a dire circa 360 milioni di persone.

Secondo l’Istat in Italia sono circa circa 877.000 le persone con problemi dell’udito, più o meno gravi, e 92mila i sordomuti.

Quella di Denise non è l’unica voce che solleva questo problema. Solo qualche giorno fa Sara Giada Gerini, 36 anni, pallavolista della Nazionale sordi ha lanciato un appello sul sito del quotidiano “L’unione sarda” dove in un video lamenta questo problema: “I sottotitoli ai programmi Rai sono una buona iniziativa, ma spesso deludente. I sottotitoli delle notizie al telegiornale, per esempio, arrivano in ritardo, sono fuori sincrono, abbreviati e spesso realizzato con termini generici e troppo elementari. Cerchiamo di capire i fatti narrati e avere più informazioni. A questo punto la Rai offra un servizio migliore o ci faccia pagare un canone scontato”, dice la campionessa.

Stesso concetto espresso da Denise: «Vorremmo poter vivere come tutti visto che paghiamo la TV come tutti”

di AC

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