Spesso il vero problema delle persone affette da sordità è che a non sentire o a non sentire bene non sono loro, siamo noi, i cosiddetti “normoudenti”. Noi che degli “audiolesi”, silenziosi, non ci accorgiamo o quasi. Eppure c’è chi ha l’orecchio e l’occhio ben teso su di loro, in particolare sui più piccoli.
di Andrea Galli
In Albania, secondo alcune statistiche più recenti, il numero di bambini affetti da sordità congenita è in percentuale più che doppio rispetto a quello dei Paesi più sviluppati. Nel 2004 una storica alluvione ha colpito la provincia di Lezhe e in particolare il paesino di Pllane, dove è presente una casa delle Figlie del Divin Zelo, la congregazione di religiose fondata da sant’Annibale Maria di Francia, casa che ospitava bambini sordomuti. La filippina suor Caridad e l’albanese suor Ana, che già si ingegnavano a revisionare apparecchi acustici, non si sono date per vinte e hanno raddoppiato i loro sforzi. Hanno iniziato a cercare fondi e risorse umane, sia in diocesi che presso privati o istituzioni, con l’aiuto tecnici di case produttrici di apparecchi acustici, di alcuni sacerdoti e della Caritas di Terni. È nato così il progetto “Parla più forte” e insieme un centro sanitario di eccellenza.
Nei giorni scorsi le due religiose hanno visitato la Caritas di Terni, accompagnate da Nicola Cimadoro, referente ed ideatore di “Parla più forte”, e dall’otorinolaringoiatra Maurizio Carlone. Un’occasione per fare il punto sul progetto, per pensare a come rafforzarlo e per vedere se di fronte alle varie necessità, anche urgenti, ci sono sufficienti persone con orecchi e soprattuto cuore ben aperti.